I due incontri convocati la scorsa settimana a distanza di sole 24 ore, dapprima presso la Filiale di Roma sud est al Casilino e poi presso la direzione regionale, hanno avuto un minimo comune denominatore: l’incremento della produttività. Entrambe le direzioni sono partite praticamente allo stesso modo e non si sa se sia stata una presa in giro: un “sentito ringraziamento” a tutto il personale per quanto ha fatto, sorvolando naturalmente sull’irrilevante particolare che 2 sedi e 4 agenzie ci hanno rimesso di tasca propria mentre “ad altri spetta decidere”. Sulla situazione di emergenza da noi sollecitata, riguardante il front office nelle strutture del Lazio divenuta ormai insostenibile, la direzione regionale stabilisce poi un nuovo record, facendo il punto in meno di 5 minuti sulla base delle varie relazioni pervenute da parte dei singoli direttori, definite di “totale tranquillità”.
La proposta indecente che fa subito seguito è quella di “decongestionare l’area metropolitana, spacchettando il front office” per poi moltiplicarlo col risultato di aumentare le situazioni di rischio per i colleghi. Ma forse non avevano riflettuto con sufficiente attenzione. Niente altro da segnalare, argomento chiuso. Anche perché “grosse criticità non ci sono state rappresentate”. Avete suggerimenti? La nostra ferma presa di posizione ha impedito che l’eccessiva semplificazione, ai limiti della superficialità, mostrata dalla direzione regionale facesse scivolare l’intera riunione nell’oblio delle cose di cui si parla giusto perché non si può non discuterne ma, una volta esaurita l’informativa, ci si guarda bene dal risolverle.
Abbiamo così ribadito le proposte contenute nel documento USB del 22 marzo, proposte concrete che mirano ad assumere provvedimenti in ottica preventiva:
· rafforzamento del servizio di vigilanza, specie nelle situazioni di picco;
· dotazione presso i rispettivi gabinetti diagnostici di defibrillatori;
· fornitura al personale addetto del numero dei cellulari dei sorveglianti.
Tra manifesti, locandine e tentativi di impreziosire il lavoro svolto dagli addetti, proposti dal binomio CISL UIL che si è arrampicato sugli specchi, il top è stato raggiunto ancora dalla direzione regionale che, costretta in un angolo, ha tirato fuori inverosimili corsi di formazione per “rafforzare la personalità dei colleghi”.
Il che ci dà la misura esatta della sottovalutazione del problema da una parte e delle ricette usate a mo’ di cerotti sulle piaghe in direzione sbagliata dall’altra. Nel rammentare che il recente assassinio delle dipendenti della regione Umbria a Perugia non rappresenta oggi che la punta di un vero e proprio iceberg che ci si ostina a non voler vedere (provando addirittura a derubricarlo), che anche ai nostri sportelli si è rapidamente passati dalle ingiurie verbali a diversi tentativi di aggressione e che i fautori della riorganizzazione a tutti i costi non possono certamente chiamarsi fuori da quanto sta accadendo ai danni sia del personale che dell’utenza, la USB ha consegnato ai presenti copia di un dossier realizzato nei primi 100 giorni dell’anno (un periodo particolare questo, che fa da cerniera tra la precedente fallimentare sperimentazione e un’altra che bussa alle porte), sullo smantellamento del sistema previdenziale pubblico in generale, ma anche sull’annunciato collasso del nostro Istituto. Grazie a palesi e precise complicità.