Nella serata di ieri l’INPS ha pubblicato la Circolare n. 74 relativa al part-time verticale o ciclico nelle gestioni private. I periodi non lavorati sono finalmente considerati validi ai fini della maturazione del diritto alla pensione.
La Corte di Giustizia dell’Unione europea, sezione II, si era già pronunciata in tal senso con sentenza del 10 giugno 2010 e anche la Suprema Corte di Cassazione con diverse sentenze ha uniformato la propria posizione a tale principio.
L’art. 1, comma 350, della Legge 178/2020, in vigore dal 1° gennaio 2021, ha recepito tale orientamento riconoscendo che in caso di part-time verticale o ciclico i periodi non lavorati debbano essere considerati utili al raggiungimento dei requisiti di anzianità lavorativa per l’accesso al diritto alla pensione. Pertanto, tutte le settimane valgono per intero a condizione che la retribuzione accreditata nel periodo annuale di riferimento sia almeno pari al minimale di retribuzione previsto per l’anno considerato. In caso contrario verrà riconosciuto un numero di contributi pari al rapporto tra imponibile retributivo annuo e il minimale settimanale pensionistico vigente nello stesso anno. Ai fini della misura della prestazione pensionistica, l’anzianità contributiva maturata nei periodi di part-time è proporzionale all’orario di lavoro svolto.
In caso di contratti di part-time esauriti prima dell’entrata in vigore della L. 178/2020 deve essere presentata apposita domanda per il riconoscimento della copertura contributiva.
I trattamenti pensionistici liquidati in applicazione di tale disposizione non possono avere decorrenza anteriore alla data di entrata in vigore della disposizione stessa.
Termina così un lungo contenzioso che ha visto la USB tra i protagonisti della vertenza, seguendo il doppio binario del contenzioso giudiziario e della ricerca di una soluzione politica che riconoscesse il diritto dei lavoratori che svolgono attività in part-time verticale a non essere discriminati rispetto ai lavoratori a tempo pieno e a quelli in part-time della gestione pubblica.
Va riconosciuto, come abbiamo già fatto in precedenti comunicazioni su tale tema, l’impegno costante del presidente dell’INPS Pasquale Tridico, che fin dal suo insediamento ha sollecitato una soluzione normativa che oggi trova il suo positivo epilogo.