Come era ampiamente prevedibile, come era già accaduto con il tavolo sull'applicazione dell'articolo 5, il tavolo per l'accordo sindacale sulle proroghe finisce in farsa.
Sei mesi di riunioni e bozze per una serie di banalità introduttive senza alcun effetto reale, un impegno "morale" ad arrivare al 2020 e un rinnovo effettivo al 2015, lasciato in eredità dalla gestione Giovannini.
In questi 4 anni i tavoli sono stati usati per allentare la tensione quando il rapporto di forza era provvisoriamente sfavorevole all'amministrazione, e per far finta che i sindacati complici, quelli che danno del "tu" ai vertici, avessero un ruolo e fossero in grado di "portare a casa il risultato" per i precari.
Nel frattempo si procedeva unilateralmente ad "avvelenare i pozzi", con i concorsi e lo sperpero di milioni di turnover per gestire gli "equilibri" interni, con la complicità smaccata di tutte le componenti burocratiche e sindacali del "sistema Istat".
Ora basta, la farsa è finita.
Secondo noi, due rivendicazioni sono necessarie e, queste sì, non negoziabili:
- Proroga per tutti subito al 2020, con la sola clausola di validità in presenza di risorse finanziarie.
Bisogna rovesciare su Istat e Governo la responsabilità di trovare le risorse per mantenere l'impegno al 2020, non certo farsi arruolare nella questua per il finanziamento del censimento permanente, senza garanzie su come verranno usati i soldi. Qualunque accordo dovrebbe anche contenere l'istituzione di una commissione congiunta di costante monitoraggio delle risorse finanziarie da destinare alle proroghe e il blocco a nuovi ingressi flessibili in ogni forma.
- Apertura di un percorso credibile, giuridicamente e economicamente, per la stabilizzazione di tutti i precari.
Nel 2020, a 10 anni dall'ingresso dei primi precari, non ci dovranno più essere lavoratori di "serie B" in Istat, nè dovranno essercene dopo. Le vuote chiacchiere di Alleva su un'interlocuzione politica già avviata non ci bastano: il piano di fabbisogno deve contenere l'intenzione chiara dell'amministrazione ad usare unilateralmente l'articolo 5 per stabilizzare, se altre strade non fossero rese disponibili.
Se queste richieste non saranno soddisfatte, niente dovrà essere più garantito in Istat.
Non sarà più garantita la possibilità di svolgere appuntamenti istituzionali, convegni pubblici e presentazioni di dati alla stampa, non sarà più garantita la produzione dei dati stessi, non sarà più garantita neanche la sperimentazione del censimento permanente.
Bisognerà inoltre, a partire dalle lotte che saremo in grado di costruire in Istat, portare la vertenza fuori dall'Istat.
L'ipocrita Jobs Act del Governo Renzi, che ignora la vergogna del lavoro precario di massa nella PA, e l'imminente riforma dell'assetto degli Enti Pubblici di Ricerca sono il terreno da aggredire per conquistare il diritto ad un contratto stabile per tutti.
USB mette a disposizione del movimento dei precari Istat i suoi appuntamenti di lotta dell'autunno: un presidio di contestazione di tutti gli EPR sotto Funzione Pubblica prima del 24 ottobre, lo sciopero generale del 24 Ottobre, le 4 ore di sciopero del 14 Novembre nella giornata dello "sciopero sociale" promossa da movimenti e sindacati di base e conflittuali.
Aderiamo, e invitiamo tutti i lavoratori Istat ad aderire, all'appello del Coordinamento Precari Istat per una
Assemblea di discussione e lotta nel cortile di via Balbo lunedì 13 Ottobre alle 9:00
e non ad altre iniziative senza credibilità.
Devono parlare i lavoratori, devono decidere i lavoratori.
In allegato il comunicato di convocazione del Coordinamento Precari Istat.
USB-PI Istat