La dirigenza Istat, con la delibera n. 915 del 31/12/2013, ha disposto un impegno di spesa per 12 assegni di ricerca e 12 borse di studio, per un totale di circa € 316.000 nel bilancio ordinario d’istituto, stabilendo anche in questo ente l’introduzione di altre tipologie contrattuali atipiche il cui effetto immediato sarà l’ulteriore aumento del precariato nel personale subordinato. Con questi strumenti l’amministrazione recepisce gli obiettivi della legge 240/2010 (legge Gelmini), e manifesta chiaramente la volontà di alimentare ulteriormente la flessibilità e l’uso indiscriminato di un lavoro altamente scolarizzato e qualificato, ma ad un salario sempre più basso, in una posizione di fatto sempre più ricattabile e senza alcuna tutela giuridica e sindacale. D’altronde il Commissario all’Economia UE Olli Rehn (il nostro vero ministro dell’Economia) ci “chiede” più privatizzazioni di imprese pubbliche e meno spesa sociale, ovvero il taglio delle prestazioni sanitarie o dei salari dei dipendenti pubblici, ed il Commissario per la Spending Review Carlo Cottarelli sta lavorando alla “mobilità” di tutti i dipendenti pubblici.
L’assegno di ricerca e la borsa di studio sono, dal punto di vista giuridico, un contratto di collaborazione, ma di fatto un odioso strumento di ricatto che i precari degli Enti Pubblici di Ricerca ereditano dalle disastrate università italiane: in tal modo si è voluta creare una saldatura fra precari di tutto il comparto della Ricerca, sotto il dominio arbitrario di un potere baronale sempre più arrogante e presuntuoso, presente diffusamente anche nel nostro ente. A rendere inammissibile l’uso di questa forma di reclutamento è la circostanza che i progetti per cui si vogliono bandire tali assegni si configurano a tutti gli effetti come attività ordinaria dell’istituto, presente o futura.
USB-PI Istat ha inviato una lettera di diffida all’amministrazione in cui si intima di non procedere nella messa a bando di assegni e borse e si annuncia in ogni caso una rigorosa vigilanza sulle modalità di utilizzo di questa forma contrattuale, affinchè non sia consentita alcuna elusione delle norme sul lavoro subordinato nell'ambito dell’esecuzione dell’attività corrente dell’Istituto . USB-PI Istat cercherà di impedire che la dirigenza utilizzi quest’altra modalità di sfruttamento del lavoro intellettuale, la quale creerà solamente nuove divisioni e tensioni fra i lavoratori dell’istituto ed altro spreco di risorse collettive, che potrebbero invece essere indirizzate verso una professionalità, di ruolo e precaria, che già è presente in ISTAT, e che non tollererà ulteriori esternalizzazioni e mercanteggiamenti con denaro pubblico.
USB-PI ISTAT