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Comunicati USB Enti Pubblici Non Economici

LA LORO IDEA DI DEMOCRAZIA

Nazionale,

 (30/22) 

CONTRATTAZIONE INTEGRATIVA

L’art. 7, comma 3, dell’Ipotesi di CCNL 2019-2021, riporta testualmente – “I soggetti sindacali titolari della contrattazione integrativa nazionale sono i rappresentanti delle organizzazioni sindacali firmatarie del CCNL triennale.

L’art. 7, comma 3, dell’Ipotesi di CCNL 2019-2021, riporta testualmente – “I soggetti sindacali titolari della contrattazione integrativa nazionale sono i rappresentanti delle organizzazioni sindacali firmatarie del CCNL triennale.

INFORMAZIONE

L’art. 4, comma 1, dell’Ipotesi di CCNL 2019-2021, riporta testualmente – “L’informazione … è resa preventivamente e in forma scritta dalle amministrazioni ai soggetti sindacali di cui all’art. 7 …”.

CONFRONTO

L’art. 5, comma 1, dell’Ipotesi di CCNL 2019-2021 riporta testualmente – “Il confronto è la modalità attraverso la quale si instaura un dialogo approfondito sulle materie rimesse a tale livello di relazione, al fine di consentire ai soggetti sindacali di cui all’art. 7 (Contrattazione collettiva integrativa: soggetti, livelli e materie), commi 3 e 4, di esprimere valutazioni esaustive e di partecipare costruttivamente alla definizione delle misure che l’amministrazione intende adottare”.

Leggendo l’estratto di questi tre articoli del Contratto collettivo nazionale di lavoro risulta chiaro che il sindacato che decidesse di non sottoscrivere il CCNL sarebbe escluso dall’informazione, dal confronto e dalla contrattazione integrativa aziendale. Non è una novità: tale norma, che ha natura contrattuale e non legislativa, quindi può essere modificata dalle parti contraenti, era presente anche nei precedenti contratti e la USB ha ripetutamente tentato di modificarla, proponendo che il confronto e la contrattazione integrativa aziendale siano riconosciuti alle organizzazioni sindacali rappresentative, mentre l’informazione sia garantita a tutti i sindacati, anche a quelli non rappresentativi. Per ottenere la rappresentatività occorre raggiungere almeno il 5% di media tra iscritti e voti raccolti alle elezioni RSU. Perché dopo aver raggiunto la rappresentatività e conquistato il diritto ad essere convocati dall’Aran per il rinnovo dei contratti collettivi si è poi obbligati a firmare un accordo che si ritiene negativo per poter continuare a svolgere il proprio mandato in azienda e poter accedere agli istituti della partecipazione sindacale? Perché questo ricatto?

Si penserà che siano Aran, Funzione Pubblica e Amministrazioni a volere a tutti i costi questa norma e invece no, i più strenui difensori di questo furto di democrazia sono le maggiori confederazioni sindacali, quelle CGIL-CISL-UIL che non vogliono essere definite complici del potere politico e amministrativo mentre con quei poteri vanno a braccetto. Basterebbe ricordare la Riforma Dini del 1995, che ha modificato radicalmente in peggio il sistema pensionistico pubblico introducendo il sistema di calcolo contributivo, contro la quale scioperò solo la RdB (oggi USB), oppure la Riforma del Lavoro di Renzi, quel famigerato Jobs Act che ha istituzionalizzato il precariato, oppure ancora la prima Riforma Brunetta, con una CISL chiamata a spegnere ogni fuoco di protesta contro quell’odiosa sequela di rancorose disposizioni normative. Ma anche i sindacati cosiddetti “autonomi” si accodano volentieri al volere delle tre maggiori confederazioni non avendo il coraggio di opporsi e digrignano i denti contro chi si batte perché prevalga un senso compiuto di democrazia, perché si sia liberi di valutare gli accordi in base ai contenuti senza pistole puntate alla tempia.

Abbiamo ancora un ricordo vivido di ciò che accadde all’INPS nel 2018 all’indomani della decisione della USB di non firmare il Contratto collettivo 2016-2018. CGIL-CISL-UIL-CONFINTESA e CONFSAL UNSA invocarono immediatamente l’esclusione dai tavoli dei sindacati che non avevano sottoscritto il contratto, arrivando ad occupare il 5 giugno di quell’anno la sala riunioni in direzione generale pretendendo che l’amministrazione escludesse la USB dalla partecipazione alle riunioni. Ogni volta che ci presentavamo al tavolo sindacale azionale i rappresentanti di quelle organizzazioni sindacali si alzavano e se ne andavano facendo saltare la riunione. Il 3 luglio la CGIL arrivò ad annunciare in un volantino una mobilitazione di lavoratori contro “una sigla non firmataria che non ha interesse a far decollare il CCNL”. Chiaro il riferimento alla USB.

USB lo scorso 5 gennaio non ha sottoscritto l’Ipotesi di Contratto collettivo 2019-2021, ritenendolo complessivamente insoddisfacente, sia nella parte economica che in quella normativa, ma quando l’intesa tornerà all’Aran per la firma definitiva la USB la sottoscriverà, forte del sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori che, partecipando alla consultazione sul contrato promossa dal sindacato di base, hanno chiesto alla USB di sottoscrivere il CCNL per restare ai tavoli sindacali, a vigilare sul comportamento dell’amministrazione e degli altri sindacati e a lavorare nell’interesse esclusivo dei lavoratori. USB andrà a firmare a testa alta e continuerà a battersi per modificare la norma contrattuale che ricatta chi ha una posizione critica verso i contenuti del contratto.

Il 5-6-7 Aprile con il vostro voto alle RSU avete l’opportunità di inviare un chiaro segnale a quelle organizzazioni sindacali, non sprecatela. C’è bisogno di voltare pagina e di ricostruire un contesto lavorativo con regole uguali per tutti, pari opportunità e trasparenza.