I risultati elettorali delle ultime elezioni politiche ci hanno consegnato un quadro complesso nel suo insieme e di difficile lettura e la cartina di tornasole che ci aiuta a capire la complessità del quadro politico attuale è rappresentata dal fatto che a due mesi abbondanti dalle elezioni le forze politiche rappresentate in parlamento non riescono ad esprimere un governo e, faticano non poco ad eleggere il presidente della Repubblica.
Se volessimo leggere questa realtà in chiave marxista dovremmo concludere che grandi sono le contraddizioni all’interno delle classi dominanti visto che non riescono ad eleggersi il “loro comitato d’affari”. Noi pensiamo però, che la democrazia borghese offre ancora degli spiragli per aumentare gli spazi di democrazia reale, per la difesa dei diritti conquistati da parte della classe operaia, per l’elevamento delle condizioni di vita degli operai e degli impiegati e, quindi, diciamo che la composizione di un governo riguarda anche noi e quindi cerchiamo di capire; capire soprattutto i motivi per i quali è stata possibile l’ascesa di un partito che dal nulla diviene il primo o secondo partito e questo non perché non ci interessano gli altri due schieramenti bensì perché sapendoli partiti oramai da tempo strutturati e sedimentati nel tessuto sociale ognuno di noi se n’è fatto un’idea e ha preso, di conseguenza posizione pro o contro, non importa.
Dunque, la nascita del movimento-partito 5 stelle. Il successo di questo partito non lo si può comprendere se non si parte da un punto fermo: in politica non esiste il “vuoto”, e quando esso si presenta ci sarà sempre qualcuno pronto a riempirlo. E’ quello che ha fatto adesso la ditta Grillo-Casaleggio, esattamente quello che fece nel 94 l’altra ditta Forza Italia-Mediaset-Berlusconi. E che un vuoto esistesse era fuor di dubbio: il discredito dei partiti certificato dall’ascesa del Governo Monti, imposto più che dalla risalita dello spread, da un Napolitano interventista in sintonia con le principali cancellerie europee e dalla grande stampa italiana ed internazionale, la rabbia montante nel paese contro la “casta”, l’indignazione serpeggiante per i continui scandali da basso impero erano lì a dimostrarlo, basta risfogliare i giornali dei giorni della caduta del governo Berlusconi.
Il Governo Monti, appena insediato, dimostra la sua vera natura varando la peggiore riforma pensionistica che si ricordi, introducendo una miriade di tasse e gabelle, taglieggiando salari e stipendi e tutto per “salvare l’Italia”.
E tutto questo avviene mentre non si registrano movimenti di piazza, non “scioperi delle tasse”, nulla. Tacciono i sindacati complici e tacciono le associazioni di categorie. I partiti rappresentati in parlamento con l’eccezione della Lega e dell’Italia dei Valori (IDV) approvano.
Ecco, dunque una chiave di lettura: quella di Grillo risulta essere una strategia diversiva, serve a spingere l’indignazione lontano dalle piazze ingabbiando le potenziali energie di una rivolta in una gabbia discorsiva contro “la casta”. E’ indubbio che la nascita del grillismo è una conseguenza della crisi dei movimenti altermondialisti di inizio decennio. Man mano che quel fiume si prosciugava, il grillismo iniziava a scorrere nel vecchio letto. Non c’è lotta «civica» soprattutto se telegenica su cui il M5S non abbia messo il cappello, descrivendosi come suo unico protagonista. Temi, rivendicazioni e parole d’ordine sono stati cooptati e rideclinati in un discorso volutamente confusionario e qualunquista cioè che si presenta come oltre la destra e oltre la sinistra. Confusionario fino al punto da mettere insieme principi ultraliberisti con quelli della difesa dei beni comuni. Appoggio ai No Tav che fanno disobbedienza civile e legalitarismo spicciolo che confonde l’etica col non avere condanne giudiziarie. Nel racconto che fa Grillo della realtà italiana non vi sono classi, ma un popolo, al cui interno vi sono gli onesti e i disonesti, e quindi basta eleggere gli onesti per risolvere i problemi. Così facendo si offrono facili nemici al “popolo degli onesti” ma si negano le contraddizioni insite nelle classi e non si indicano i mezzi per risolverle. Si appoggia la lotta del movimento NO TAV e si fa finta di ignorare che questo movimento è stato costretto a ricorrere spesso a mezzi che nulla hanno a che fare con la non-violenza-legalitaria predicata da Grillo.
Parlano di reddito di cittadinanza e non specificano l’importo dell’assegno né dove intendono reperire le risorse: è vero che dicono di tagliare i costi della TAV, dei cacciabombardieri e delle truppe all’estero, ma nello stesso tempo non disdegnano l’appoggio datogli dall’ambasciatore americano, né specificano se per cittadinanza intendono quella data dallo ius soli o quello dello ius sanguinis. Troppe e troppo contraddittorie sono le dichiarazioni sentite da rappresentanti del movimento 5 stelle in proposito. Parlano di uscita dell’Italia dall’Euro e il giorno dopo ritrattano, si correggono dicono di non avere le idee chiare.
Se questo è il quadro non ci meraviglia il fatto che questo movimento abbia potuto aggregare tante persone di destra così come di sinistra, persone che fino ad ieri si dicevano apertamente fasciste e altre che si credevano comunisti, elettori di Bossi e Berlusconi, ma anche di Bersani e Fini e, dunque, a far esplodere le contraddizioni all’interno del movimento 5 stelle più che la nascita del governo, più che l’elezione del presidente della Repubblica sarà l’iter legislativo se e quando le loro proposte verranno discusse e votate. Allora dovranno dire cosa pensano della rappresentanza sindacale, dove veramente prenderanno i soldi per il reddito di cittadinanza: se tagliando ulteriormente le pensioni o tassando le rendite finanziarie, se veramente sono per una politica di disarmo e questo non può non comportare se non l’uscita perlomeno un serio ripensamento del come stare all’interno della NATO, se considereranno i pubblici dipendenti come un bene pubblico o non piuttosto come un’inutile zavorra ammanicata con la casta. Se la scuola e la sanità pubblica come un bene da preservare o come una spesa da cui risparmiare per informatizzare il territorio nazionale.
Non penso ad una base grillina buona da opporre ad un vertice “cattivo”. Non lo penso perché non faccio un discorso di “casta”, penso che saranno queste scelte a far capire ai grillini che da queste scelte deriva una scelta di classe, e che volenti o nolenti saranno loro stessi costretti a collocarvisi. Il tempo delle ambiguità è quello che può generare un successo elettorale oltre le aspettative. Perfino enorme. Ma non dura in eterno!
Mi piace concludere con una citazione di Gramsci e se qualcuno pensa che sia fuori luogo è libero di considerarla tale, io penso sia sempre attuale:
“Il fascismo si è presentato come l’antipartito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odii, dei desideri. Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e amministrato” (Antonio Gramsci, L’Ordine Nuovo, 26 aprile 1921).
Salvatore Drago