I due morti italiani in Libia sono il primo risultato della politica guerrafondaia del governo Renzi. Si approvano decreti secretati per far intervenire truppe speciali e servizi segreti senza l'autorizzazione del Parlamento, si preparano soldati e mezzi corazzati che presto vedremo sulle banchine dei porti italiani, si scaldano i motori di aerei e droni, si aprono le basi militari italiane a forze aeree straniere, si mettono in mare navi armate di tutto punto che non servono certo soltanto a salvare i migranti.
Tutto questo, dopo che già da mesi forze speciali europee e statunitensi operano in Libia, non può che portare sin dai prossimi giorni ad un intervento militare in grande stile che, con la benedizione degli USA, vedrà il nostro paese tra i principali attori.
Si parla di 5.000 soldati italiani e sicuramente ci saranno altrettanti francesi ed inglesi, più gli americani: un vero e proprio esercito.
Non saranno rose e fiori, non sarà una cosiddetta “guerra umanitaria”, ma una vera e propria occupazione militare che produrrà morti e miserie, che farà precipitare nella disperazione una terra già colpita da anni da guerra e terrorismo, che farà tornare in Italia sacchi neri con dentro soldati morti.
E c'è di più. La reazione è scontata non soltanto sul territorio libico ma anche in Italia che sarà sicuramente oggetto di attacchi terroristici.
Se queste sono le previsioni c'è da chiedersi perché si andrà in Libia, perché la guerra sta per esplodere, o meglio, perché diventerà ancora più aperta, feroce e totale.
Interessi nazionali da “difendere” sono il petrolio e i guadagni delle nostre aziende nel deserto e sulle coste libiche. Interessi enormi che si tenta di nascondere dietro il solito alibi dell'aiuto alle popolazioni e al consenso del governo locale, senza dire che qualche anno fa sono stati proprio gli stati europei e gli USA a far precipitare la Libia nella guerra, con la scusa di esportare la democrazia contro il dittatore Gheddafi.
L'obiettivo, ormai neanche più segreto, è la spartizione territoriale della Libia, con regioni di influenza “politica, militare ed economica” di alcuni stati europei, compresa l'Italia che tornerebbe ad occuparne una parte consistente.
Ma non basta l'interesse nazionale del petrolio a giustificare questo intervento: in gioco ci sono equilibri strategici internazionali che attraversano il vecchio continente e il medio oriente, per arrivare all'Afganistan. Le guerre economiche e finanziarie si trasformano ora in guerre aperte in una situazione globale di crisi irreversibile e di scontro tra Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Cina.
I vecchi Imperi, trasformatisi in nuovi imperialismi politici, economici e militari si rinnovano e riscoprono la guerra, quella fatta con aerei, navi e scarponi sul terreno. Guerre che si svolgono in paesi terzi con civili che muoiono come in Ucraina e in Siria, come in Libia e in Afganistan e che tra le altre conseguenze negative producono e alimentano quel terrorismo che ufficialmente si vuole sconfiggere ma al quale indirettamente e spesso anche direttamente si forniscono i più sofisticati sistemi d'arma.
E allora ribellarsi alla guerra e a chi la determina è doveroso oltre che giusto: non si tratta soltanto di un pacifismo in termini assoluti, ma un NO alla Guerra che nasce da una critica diretta a coloro che per interessi economici e strategici giocano con la vita di milioni di donne e uomini.
E una critica, questa si feroce, anche a chi in Italia, compresa la maggioranza delle forze politiche, il governo Renzi e lo stesso capo delle Forze Armate, il Presidente Mattarella, si stanno facendo artefici ed attori di questa nuova guerra che già ora produce ricadute molto negative sui diritti di lavoratrici e lavoratori e sulle masse popolari, colpite da misure di austerità sempre più pesanti, con tagli alla sanità, alla previdenza, alla scuola e a tutti i servizi sociali.
USB farà di tutto per informare e per opporsi alla guerra. Anche così si difendono gli interessi dei lavoratori, del paese e di chi verrà massacrato da questa nuova avventura libica che ci ricorda quella del fascismo di tanti anni fa.
Il 12 Marzo USB, nell'ambito della Piattaforma Eurostop alla quale partecipa e insieme ad altri numerosi movimenti, associazioni e forze politiche che si battono contro la guerra, promuove numerose iniziative:
Val Susa Manifestazione davanti al cantiere TAV della Val Clarea (Chiomonte) - Sabato 12 marzo, ore 14.30. Partenza da Giaglione (Campo Sportivo).
A Novara in Piazza della Repubblica (piazza Duomo) con un PRESIDIO dalle ore 10:30
Base militare di Ghedi a Brescia.
In Veneto l’iniziativa si terrà alle 10.30 a Vicenza alla caserma Ederle, Viale della Pace.
A Bologna corteo regionale da Piazza San Francesco ore 15.00.
La Toscana si mobilita di fronte alla base di Camp Derby Pisa ore 11.00.
A Roma corteo cittadino alle ore 16.00 da via Scribonio Curione, davanti al Comando Operativo Interforze, a Cinecittà.
A Napoli manifestazione ore10.00 alla base NATO di lago Patria, Giugliano.
A Bari Comando Terza Regione Aerea Lungomare Nazzario Sauro ore 10.00.