Lavoratori,
forse qualcuno dei meno giovani ha ancora coscienza delle lotte sindacali che percorrevano l’Italia intera allo scadere dei contratti di lavoro che al tempo erano triennali. Sicuramente per i lavoratori più giovani, termine come “statuto dei lavoratori” (legge 300/70) non ha purtroppo più la stessa valenza che ha avuto per quei lavoratori che tanto hanno lottato per ottenerlo.
Era il 1970, l’anno in cui i lavoratori videro affermare i loro diritti, da allora in poi sono passati anni e parte del Sindacato ha dimenticato quelle battaglie che pian pianino abbiamo perso per strada; quelle che erano state conquiste ottenute con tante difficoltà. Quanti errori sono stati fatti, quanti pezzi di conquiste sono state perse per strada.
Magari qualcuno dei lavoratori di oggi non ne ha nemmeno conoscenza: l’accordo sulla scala mobile, le continue riforme del sistema pensionistico, la crescente precarizzazione, la concertazione, ecc. parole strane e difficili.
La riflessione dovrebbe essere più lunga, ma da questi concetti è nato al nostro interno l’esigenza di riprendere con i lavoratori un discorso su quella che è la linea di USB sui vari temi che attengono ai lavoratori del Corpo Nazionale VV.F.. Perché riprendere alcune tematiche?
Riteniamo che sia corretto riproporre le linee che guidano la nostra politica sindacale, riproporle ai lavoratori, in un momento in cui ci sembra tutto il mondo del lavoro sia scosso da confusione e da un torpore, in cui sono di facile presa “slogan” che incitano a percorrere scelte che vengono vendute come il possibile riscatto economico-professionale dei Vigili del Fuoco, scelte a cui l’amministrazione guarda con favore. Se l’amministrazione guarda con favore a queste politiche sindacali, forse i lavoratori dovrebbero come minimo allarmarsi.
I Vigili del Fuoco hanno ottenuto con battaglie che oggi pochi ricordano, di sganciarsi dal trattamento economico e normativo della polizia e dei militari ed avere un contratto e i diritti di tipo pubblicistico. Sono passati 40 anni e oggi che si è perso memoria, qualcuno “lavora” per tornare lì da dove a fatica abbiamo lottato per uscire.
Perché ritornare dove l’esperienza del passato ci insegna non è la nostra più opportuna collocazione? Perché noi, USB, diciamo no al comparto sicurezza?
Il Vigili del Fuoco dispongono di una rete di strutture ramificate su tutto il territorio nazionale, hanno competenza, preparazione e capacità di mobilitarsi in tempi strettissimi per intervenire in qualsiasi scenario dove si renda necessario prestare soccorso. Ad ogni calamità, ad ogni emergenza seguono attestati di stima. Ma la collocazione attuale relega il ruolo dei Vigili del Fuoco a quello di manovalanza del soccorso ma non quello di chi ha la effettiva gestione dell’evento ne tanto meno della disponibilità di risorse: un ruolo di subalternità. Forse l’approccio più semplice è quello di partire con il porsi delle domande: cosa vogliamo ottenere come categoria?
Certamente tutti risponderemo che vogliamo un lavoro decoroso, in cui si possano mantenere e migliorare i diritti che oggi vantiamo, dove ci siano garantiti percorsi di carriera, diritto ad un trattamento pensionistico dignitoso, tutela in caso di incidente o di malattia, sicuramente rivendichiamo una retribuzione che sia consona alla nostra professionalità ed adeguata al costo della vita, certamente chiediamo che ci si doti di mezzi e attrezzature idonee e confacenti ad un lavoro che deve essere sempre più professionale. Il comparto sicurezza ci garantirebbe tutto questo?
Alcune OO.SS. ritengono che tale collocazione comporterebbe per i VV.F. risultati economici rilevanti. Non è così e non è USB a dirlo: abbiamo preso a caso i CUD di un operatore amministrativo dei vigili del fuoco e l’abbiamo confrontato con un pari livello della Presidenza del Consiglio e quello di un Capo Squadra dei Vigili del Fuoco e l’abbiamo confrontato con un pari livello della Protezione Civile (le differenze sono tremende).
Succede oggi che in uno stato di confusione in cui versa il CNVVF, il personale sia chiamato a svolgere attività pari a quelle della Polizia (questo è capitato sovente) questo avviene perché i nostri Dirigenti hanno un atteggiamento subalterno rispetto ai Prefetti e Questori, perché sempre di più manca chiarezza sulle competenze: il rischio è quello di diventare la manovalanza di altre amministrazioni.
Si vuole mantenere il dualismo che c'è tra Dipartimento della Protezione Civile, con enormi risorse economiche e i Vigili del Fuoco collocati presso il Ministero dell'Interno chiamati a fare i manovali dai diversi enti a seconda dei bisogni. In più la peculiarità del soccorso da sempre patrimonio del Corpo nazionale, viene delegata al volontariato perché si dovrebbe far fare ai Vigili del Fuoco la difesa civile, che nulla ha a che vedere con la Protezione Civile.
La nostra proposta che i VV.F. facciano Protezione Civile e della Protezione Civile devono essere l'asse portante, la componente che lo fa per professione, sganciati dalla burocrazia del Ministero dell'Interno e dei suoi Prefetti, messi nella condizione di coordinare e gestire l'intera macchina della Protezione Civile, tra cui anche il volontariato. Solo così si potrà avere professionalità e conseguentemente un miglioramento economico.
Essere nel comparto sicurezza ci garantisce la non subalternità alla polizia e ai militari? Certo che no, saremmo ridotti a diventare gregari della polizia, peggio di come avviene oggi, con pesanti conseguenze sul rapporto di lavoro.
Per avere una vera e propria autonomia gestionale il Corpo nazionale deve assumere una funzione specifica, non confondibile con altre funzioni come la pubblica sicurezza, altrimenti sarà per forza subalterno a chi l’attività di pubblica sicurezza la fa da sempre per espressa competenza.
Da sempre i Vigili del Fuoco in ogni calamità, in ogni emergenza, hanno dimostrato di essere gli unici in grado di operare, i primi ad intervenire, gli ultimi a lasciare le zone di intervento. Ma vogliamo operare come semplici “manovali” o vogliamo essere noi gli attori e i registi del nostro operare?
Non nascondiamoci davanti alla realtà: a noi spetta il lavoro più duro, il lavoro più specialistico, ma il coordinamento il denaro è da un’altra parte. La vera attività del Corpo nazionale dovrebbe essere quella della protezione civile, i Vigili del Fuoco devono avere un ruolo prioritario e determinante nel settore. Un settore conteso, perché è lì dove ci sono le risorse. FORSE QUALCUNO SI È ACCORTO CHE NONOSTANTE LA MANOVRA ECONOMICA ABBIA COLPITO PIÙ O MENO TUTTI I SETTORI, HA PRATICAMENTE DIMENTICATO DI SFIORARE LA PROTEZIONE CIVILE, ANZI PER QUEL SETTORE I FONDI SONO SEMPRE IN AUMENTO.
Avere un ruolo prioritario nella Protezione Civile vuol dire rivestire un ruolo che richiede studio, ricerca, conoscenza, mezzi, strumenti, emancipazione per tutte le componenti della categoria. Solo i “beoti” possono credere che il fuoco, l’acqua, i terremoti, i dissesti idrogeologici ecc... si arrestano con la pistola e le manette.
La Protezione Civile in Italia deve essere concepita come interesse collettivo e non competenza esclusiva di burocrazie ministeriali o di gruppi e associazioni più o meno sensibili e volenterose. Intesa in questo modo la Protezione Civile acquisterebbe un valore primario e non sarebbe più oggetto di una gestione basata sull’improvvisazione nei momenti di emergenza.
SOLO RIVENDICANDO FORTEMENTE LA NOSTRA SPECIFICITÀ E CIOÈ PROFESSIONISTI DEL SOCCORSO TECNICO URGENTE E DELLA PROTEZIONE CIVILE POSSIAMO OTTENERE RISULTATI: RINCORRERE O COPIARE ALTRI, CI DANNEGGIA E BASTA!