In tutta Europa sono in atto da diversi anni politiche tese a colpire i nuclei centrali del welfare e attaccare i beni comuni. Anche la salute e la sanità sono sottoposte ad attacchi e tagli di spesa pubblica che producono e favoriscono diseguaglianze nella tutela e nell'accesso alle cure. Contemporaneamente viene incentivato l'ingresso in sanità di gruppi privati, con un obiettivo chiaro: fare profitto sulla nostra salute.
Noi crediamo, invece, che la politica sanitaria debba basarsi su:
- Centralità della prevenzione e promozione della salute in tutti gli aspetti della vita e del lavoro
- Prestazioni sanitarie utili, necessarie ed efficaci accessibili a tutte e a tutti, senza vincoli di cittadinanza
- Finanziamento basato sulla fiscalità generale
- Protezione della sanità da logiche di mercato
- Ruolo attivo delle persone nei propri percorsi di cura e nella definizione delle politiche di salute.
Anche in Italia assistiamo a un sistematico definanziamento del nostro Servizio Sanitario Nazionale: piccoli ospedali e servizi territoriali vengono chiusi, spesso senza un reale coinvolgimento della popolazione; la moltiplicazione di visite ed esami, favorita dal pagamento a prestazione, produce liste d'attesa che rendono difficile ottenere in tempi opportuni le cure realmente utili e non garantiscono l'accesso a migliaia di persone; le condizioni di lavoro di chi opera in ambito sanitario peggiorano.
In questo contesto si ritrovano coinvolti i migranti, i quali a proprie spese pagano il prezzo di una sanità pubblica che di fatto è ridotta al minimo. Un immigrato già nei centri di accoglienza vive in uno stato di rischio sanitario, ambienti insalubri, condizioni abitative fatiscenti, lavoro nero ed assenza di garanzie sui rischi, trattamenti sanitari ridotti al minimo, a volte erogati come forme di pietà e affidati per lo più al volontariato.
La burocrazia non aiuta gli stranieri alla regolarizzazione dello status non permettendo loro la regolarità del soggiorno ed
obbligandoli allo sfruttamento lavorativo.
A chi conviene privatizzare e commercializzare la salute? Sicuramente all'industria farmaceutica e delle apparecchiature sanitarie, ai grandi gruppi di cliniche e case di riposo private e alle compagnie assicurative, che fanno profitti con i nostri soldi (ticket, compartecipazione alla spesa, rette, premi).
Per contrastare questa deriva noi, e tutte le persone che difendono una sanità pubblica di qualità, solidale, gratuita e universale, lavoriamo per delle politiche alternative: per un finanziamento del sistema adeguato, per la scelta di servizi di cure primarie, per l'attenzione ai determinanti sociali della salute (lavoro, reddito, educazione, ambiente), per i farmaci generici. Le persone devono poter contare e potere decidere le priorità per tutelare la salute.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito nel 1948 il 7 aprile come data per celebrare la Giornata Internazionale della Salute. Noi crediamo che la salute possa essere tutelata innanzitutto fermando la sua mercificazione. Diverse realtà europee si mobiliteranno in quella data per le stesse finalità.
Perciò la USB Sanità aderisce all’appello per la mobilitazione del prossimo 7 aprile anche in Italia contro la commercializzazione della salute.
Coordinamento Nazionale USB Sanita’
LOTTARE FA BENE ALLA SALUTE