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Migranti

La sottoscrizione di Soumahoro: a cosa sono serviti quei soldi?

Nazionale,

Un breve commento ad un post su facebook di Aboubakar Soumahoro diventa oggetto di denuncia dello stesso Soumahoro, che si è sentito calunniato e diffamato dal suo contenuto. A scrivere il commento era stato un dirigente nazionale dell’USB che chiedeva conto di dove fossero finiti i soldi, alcune centinaia di migliaia di euro, raccolti attraverso ripetute sottoscrizioni finalizzate a portare cibo, durante il periodo del lockdown, nei ghetti dove vive una fetta importante del bracciantato migrante del nostro Paese.

Il commento al post risale a maggio dello scorso anno; la denuncia, accompagnata da una proposta di conciliazione previo risarcimento economico da parte di USB (25mila euro!), è invece di fine novembre. Soumahoro deve averci pensato su non poco, prima di decidersi a fare un passo che ci obbliga a prendere parola.

Quelle sottoscrizioni hanno visto coinvolte tante persone, ma tra queste molte erano della nostra organizzazione sindacale. Molti singoli delegati o semplici iscritti, diversi dirigenti ed anche alcune Federazioni territoriali hanno sostenuto una iniziativa che aveva un carattere apertamente umanitario ma serviva anche a denunciare l’ipocrisia di un sistema che si regge sul lavoro pesante di persone che garantiscono la nostra alimentazione quotidiana, pur avendo grandi difficoltà a disporre di acqua potabile, un tetto sopra la testa, condizioni di vita dignitose e un’alimentazione per lo meno sufficiente (senza parlare delle condizioni di lavoro).

Nessuno si chiese allora, eravamo in piena pandemia, dove finissero quei soldi, perché nutrivamo una fiducia cieca in Abou ed eravamo assolutamente certi che la destinazione di quelle risorse fosse esclusivamente per le finalità che pubblicamente si erano definite. C’era allora una discussione, che poi si interruppe, sulla possibilità di utilizzare quelle risorse per garantire la gestione di uno sciopero di alcuni giorni che avevamo inaugurato il 21 maggio e che si ipotizzava di ripetere in forma più forte nei mesi successivi. Avere a disposizione risorse importanti avrebbe permesso di sopperire alle giornate di mancata retribuzione attraverso una sorta di “cassa di resistenza”.

La discussione non proseguì anche perché nell’estate di quell’anno, era il 2020, Soumahoro decise di lasciare l’USB e dare vita al movimento degli invisibili. Di lì a poco, sempre Soumahoro, rese nota la nascita della Lega dei braccianti.

Superate le prime settimane di inevitabile sconcerto per la separazione da Abou, che molti dentro USB avevano considerato un fratello, è stato rapidamente rimesso in piedi un Coordinamento agricolo USB e ripreso il percorso di sindacalizzazione in un settore così martoriato come il lavoro bracciantile. E proprio dentro questo percorso hanno finito per riavvicinarsi tanti delegati che in un primo tempo si erano affidati a Soumahoro ed associati nella Lega braccianti, per poi distaccarsene definitivamente qualche tempo dopo, decidendo di riprendere il percorso sindacale con USB.

Da questi delegati è arrivato il reclamo, prima appena accennato, poi sempre più insistente, sulla destinazione di quei fondi e la notizia che mai Soumahoro avesse voluto dare una spiegazione circostanziata di dove fossero finiti. Una parte certamente è stata spesa per acquistare alimenti poi effettivamente distribuiti in diversi insediamenti in giro per la penisola, ma dai calcoli più volte effettuati da chi ha concretamente partecipato all’organizzazione della distribuzione risulta evidente che una larga fetta di quelle risorse non è mai arrivata a destinazione. Da qui la domanda: dove sono finiti quei soldi?

Le scelte politiche di Soumahoro sono ormai da tempo molto lontane dalla storia e dall’attività di USB e in grande contraddizione con la sua precedente militanza sindacale. Scelte discutibili ma comunque legittime, che guardiamo con un certo distacco. Quella parte della sua attività sindacale con USB che dovesse presentare delle ombre, come per esempio la raccolta fondi dell’epoca, fatta non a nome di USB ma agita però da quello che era allora un nostro dirigente nazionale, in qualche modo ci riguarda. Soprattutto se quella domanda, che torna insistente in diversi insediamenti, continuerà a non trovare risposta. Una risposta che solo Soumahoro può dare.  

Unione Sindacale di Base