Ne parlano tutti e spesso a sproposito. Da Confindustria a Cgil Cisl Uil, a diverse forze politiche tutti rappresentano il taglio del cuneo fiscale come la panacea di ogni male, lo strumento che dovrebbe fare fronte a quell’emergenza salariale che attribuisce all’Italia un record negativo e socialmente drammatico: essere l’unico paese in Europa dove i salari negli ultimi anni sono scesi del 3 %. Senza considerare che a questo dato allarmante oggi si aggiungono i vertiginosi rincari delle bollette e dei beni di prima necessità che ormai impattano per circa il 25 % sulle buste paga dei lavoratori.
Ma è davvero così, oppure la propaganda sugli effetti taumaturgici del taglio del cuneo fiscale è fumo negli occhi e in realtà nasconde obiettivi e finalità che nulla hanno a che fare con il progressivo impoverimento delle retribuzioni dei lavoratori e delle lavoratrici?
Noi vogliamo chiaramente dire un’altra cosa: la riduzione del cuneo fiscale non fornisce alcun aumento salariale né alcun aiuto per tamponare l'aumento delle bollette.
E perché non fornisce alcun aiuto?
Perché il cuneo fiscale ovvero le tasse sul lavoro che impattano su un 30 % circa della retribuzione lorda, sono tasse che il lavoratore paga per finanziare alcune voci previdenziali ovvero per finanziare l’Inps, la sanità e altri istituti che servono a supportare il lavoratore in caso di malattia o di crisi aziendale.
Ciò significa che la riduzione del cuneo fiscale è semplicemente una partita di giro: ti metto pochi soldi in più in busta paga a fine mese (e naturalmente riduco queste tasse anche sul versante imprese che da decenni beneficiano della riduzione della quota a loro carico), ma al contempo riduco i finanziamenti pubblici a quegli istituti di welfare che intervengono in caso di difficoltà.
In altre parole, quelli del cuneo fiscale sono in realtà soldi già nella disponibilità del lavoratore per cui il taglio della quota a loro carico di fatto verrebbe autofinanziato dai lavoratori stessi.
Conclusione: il taglio del cuneo fiscale è uno specchietto per le allodole. Sarebbero comunque i lavoratori a caricarsi dei costi di copertura attraverso lo scadimento dei servizi pubblici, mentre le imprese ne trarrebbero vantaggio perché la riduzione del cuneo fiscale per una parte consistente interesserebbe loro. Ciò spiega perché Confindustria è così sensibile a questo argomento...
E allora l’unico strumento per alzare i salari è alzare i salari e lo strumento oggi necessario per fronteggiare il carovita è requisire gli extraprofitti realizzati con la speculazione dalle aziende energetiche e restituire gli extracosti nelle bollette di lavoratori e pensionati.
Il resto è propaganda utile soltanto per eludere i veri problemi.
USB Pubblico Impiego - Agenzie Fiscali