DAL NO AL REFERENDUM CONTRO L’ACCORDO DEL CARING DEL 18 DICEMBRE NON SI TORNA INDIETRO MA SI DEVE ANDARE AVANTI PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI LAVORO!
Intanto Telecom Italia ha ritenuto di dover ritornare all’accordo del 27 marzo 2013, sottoscritto sempre da SLC-FISTEL-UILCOM-UGL, attuando da subito le prime chiusure di sedi e minacciando nuovamente la societarizzazione, imponendo di fatto una rappresaglia dopo il risultato referendario.
Sottolineiamo inoltre che il ricatto della societarizzazione si presenterà di nuovo tra tre anni, anche se questo accordo passasse.
I sindacati firmatari, stupiti del risultato quanto l’Azienda, hanno provato a rilanciare piccoli insignificanti tentativi di restyling che lascerebbero sostanzialmente inalterata quella “ipotesi di accordo” che aveva anticipato, con una incomprensibile ansia da prestazione, i disastrosi decreti attuativi del Jobs Act (alcuni dei quali già bocciati dalla Corte Europea).
invece
USB Lavoro Privato – Settore Telecomunicazioni sostiene quanto respinto con il referendum:
• NO AL DEMANSIONAMENTO
• NO AL CONTROLLO A DISTANZA IN OGNI FORMA
• NO ALLA CHIUSURA DELLE SEDI
• NO ALLA SOCIETARIZZAZIONE
• SI ALL’INIZIO DEL TEMPO DI LAVORO DALLA TIMBRATURA AL TORNELLO
• SI AL RISPETTO DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI IN CUFFIA
CGIL CISL UIL, come i capponi di Renzo dei Promessi Sposi, si azzuffano l’un l’altro con reciproci e impresentabili comunicati, ma la posta in gioco non è l’interesse per i lavoratori e le lavoratrici in cuffia né il superamento delle loro sofferenze. Appare evidente l’obiettivo comune delle tre sigle di annullare l’esito referendario e riconsegnare nelle mani dell’azienda l’accordo così come era in partenza.
LA VITTORIA REFERENDARIA IMPONE LA RESTITUZIONE E L’ESTENSIONE DEI DIRITTI!
IL JOBS ACT NON DEVE ESSERE APPLICATO AL CARING E NEANCHE NEL PROSSIMO RINNOVO DI CONTRATTO DELLE TLC!