Il 26 e 27 giugno si terranno gli Stati Generali del sociale e della famiglia convocati dal sindaco Alemanno. La ministra Fornero sarà chiamata a benedire un evento che ha del paradossale in una città capitale della precarietà e del cemento e non certo delle tutele sociali, dei diritti, dell'accoglienza, della sostenibilità e dove per privatizzare e dismettere beni comuni e patrimonio pubblico si assiste a un'involuzione autoritaria e alla limitazione degli spazi di agibilità democratica.
In queste settimane molteplici sono state le mobilitazioni contro il DDL Fornero e con al centro il tema del welfare, della precarietà e della tutela del diritto al reddito diretto e indiretto. Tantissime le contestazioni nei confronti della Fornero e dello stesso Monti in ogni città dove hanno provato a sostenere la giustezza delle misure in votazione al Parlamento. Dalle due giornate del Pantheon promosse dalla coalizione Blockupy DDL Fornero, passando per la manifestazione del 14 giugno e arrivando allo sciopero generale di 24 ore nella giornata di venerdì 22 giugno, abbiamo visto in azione il sindacalismo conflittuale ed i movimenti, impegnati a non far passare inermi una pesantissima riforma ed una logica dove bisogna rinunciare a diritti e dignità per uscire dalla crisi.
Quello del sindacalismo di base è stato l’unico sciopero generale indetto contro una riforma volta a smantellare definitivamente il diritto del lavoro, eliminando l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori e cancellando di fatto la contrattazione nazionale collettiva a favore di quella aziendale.
Hanno tentato di farci credere che questa sia una riforma a favore dei giovani ma la realtà al contrario è un’altra: questa è una riforma che precarizza ulteriormente il lavoro e l’esistenza di milioni di giovani ed estende la precarietà a chi, impropriamente, veniva considerato “garantito” e colpisce ancora di più quei soggetti già al margine in questo sistema economico-sociale come donne, migranti, e soggetti lgbtiq.
Nonostante tutto ciò, la CGIL ha ritirato anche le poche ore di sciopero inizialmente previste, negando lo sciopero generale a migliaia di lavoratori e lavoratrici che dalla base lo hanno più volte invocato e scegliendo la strada dell’unità triconfederale con CISL e UIL, avallando dunque il DDL Fornero, come anche espresso dalle dichiarazioni della Camusso.
L’iter della riforma Fornero prosegue, spinta da una maggioranza bipartisan che vede nel Partito Democratico il più convinto sostenitore sia della riforma che del governo Monti. E’ notizia di questa settimana che la Camera voterà la fiducia al governo sulla riforma del mercato del lavoro nelle giornate del 26 e 27 giugno, prima dunque del Consiglio Europeo che varerà un altro pacchetto di sciagurate misure “salva euro” all’insegna dell’austerity e del fiscal compact, come richiesto espressamente da Monti.
Le giornate del voto di fiducia della riforma Fornero alla Camera si intrecceranno dunque con gli Stati Generali del Sociale che discuteranno di politiche sociali e del sistema del welfare della Capitale.
Pensiamo che la partita sul DDL Fornero non sia ancora chiusa e che a parlare di politiche sociali e welfare debba essere chi in questi anni si è battuto per la difesa e l’universalizzazione dei diritti, non chi invece sistematicamente li demolisce e li cancella.
Per questo lanciamo un appello affinché insieme si costruisca una grande giornata di mobilitazione per mercoledì 27 giugno e si prosegua il processo di costruzione di una coalizione sociale ampia, in grado di unire, resistere e contrattaccare all’offensiva di Monti, Fornero e più in generale della troika.
Per costruire la mobilitazione del 27 giugno, proponiamo di discutere assieme in
un’assemblea pubblica Lunedì 25 giugno
alle 17 in Piazza dei SS. Apostoli,
dove prosegue il presidio iniziato il 22 giugno al termine del corteo e da una settimana va avanti lo sciopero della fame dell'inquilinato resistente che chiede la moratoria sugli sfratti, gli aumenti d'affitto e la vendita degli alloggi a terzi.
Coalizione contro la precarietà, per il diritto al welfare e contro la riforma del lavoro