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Lazio

Lazio. INDECENTE PANTOMIMA

Roma,

Comunicato n.23/13

A spalleggiare senza motivo la ormai decrepita “Santa Alleanza” CGIL-CISL-UIL nell’insulsa opera di discriminazione in atto sul tavolo regionale, questa volta ci si è inopinatamente messa anche la CISAL. Nell’incontro svoltosi ieri presso la nuova sede regionale infatti la delegazione del sindacato cosiddetto autonomo ha pensato bene di dar man forte ai deboli, colpiti e affondati dai comunicati in cui senza troppe perifrasi denunciavamo doverosamente intrallazzi e clientele. Il fatto che tutto sommato l’apartheid sia definitivamente scomparso perfino in Sudafrica non sembra purtroppo aver insegnato nulla a chi continua a mettere i propri interessi di bottega davanti ai problemi che imperversano sull’Istituto e ricorre vergognosamente all’apartheid nei confronti di chi osa ledere (peraltro in maniera trasparente, documentata ed inconfutabile) le loro vetuste maestà. Insomma, CGIL-CISL-UIL-CISAL hanno deciso di rispolverare vecchie abitudini da padroni delle ferriere, chiedendo (e poi ottenendo) la separazione dei tavoli. Il nuovo cambio di marcia è stato dettato dal contenuto degli ultimi comunicati USB che appunto denunciavano, cosa risaputa da tutti, la scandalosa gestione clientelare che CGIL-CISL-UIL fanno in tutte le sedi dell’Istituto e specialmente in quelle romane per l’assegnazione delle posizioni organizzative. L’argomento in questione acquista oggi un valore decisamente dirimente, perché la USB non firma l’accordo che CGIL-CISL-UIL non vedono invece l’ora di sottoscrivere (!). Si potrebbero certamente proporre nuovi criteri di conferimento delle posizioni organizzative ed una vera e propria procedura concorsuale trasparente, invece della valutazione del tutto discrezionale basata su quel colloquio che continua a svolgersi a porte chiuse. Tutte cose che la USB non cesserà mai di denunciare. Così come le improvvise movimentazioni di personale che riguardano presso la direzione metropolitana i responsabili territoriali di CISL e UIL, inseriti di colpo nello “staff della direzione”, anche se resta ancora da capire con quali compiti. Per non parlare della casuale concomitanza prontamente denunciata dalla USB con cui la CISL ha organizzato recentemente un convegno per propagandare la previdenza integrativa, guarda caso proprio nel giorno in cui era stata indetta e programmata la mobilitazione in difesa del welfare e della previdenza pubblica. Con la solita arroganza, pari a quella d’altri tempi, i rappresentanti confederali si sono finanche sbilanciati nell’affermare che la USB sarebbe stata riammessa al tavolo, come se fosse quello del tinello di casa loro, se però fosse cambiato l’atteggiamento a livello regionale. In una parola, se fossero cessate le critiche nei loro confronti, che invece abbiamo confermato verbalmente e formalmente.                  
Innanzi a siffatta e reiterata protervia abbiamo consegnato all’amministrazione l’estratto della sentenza della Corte di Cassazione sezione Lavoro n. 2857/2004 dal quale si evince che “le rappresentane sindacali non possono chiedere tavoli separati di trattativa se il negoziato viene condotto in maniera congiunta dalle segreterie nazionali”. Bisogna perciò attenersi agli indirizzi di politica generale. Ciò nonostante, la direzione regionale ha di fatto accolto la proposta indecente inoltrata da CGIL-CISL-UIL-CISAL senza accertarne la fondatezza (non essendo quest’ultima sostenuta da alcuna norma), dando in questo modo via libera alla prevista contestualità dei tavoli ed assumendosene in toto ogni responsabilità. Al fine di evitare il possibile degenerare di una situazione oltremodo delicata e considerata l’importanza degli argomenti all’ordine del giorno la USB ha chiesto ed ottenuto che nessuno si alzasse dai tavoli prima della fine della discussione su entrambi e che i relativi verbali venissero letti unitariamente su di un unico tavolo conclusivo. Dopo di che si è spostata in un’altra stanza con la dottoressa Angelini ed il dottor Tedesco, onde avviare il confronto sulla bozza dell’accordo fornitaci dall’amministrazione, che riguardava la mobilità da attivare nel Lazio. Nel merito abbiamo anzitutto chiarito che con l’accordo sulla mobilità regionale a domanda, bisogna dare a tutti indistintamente i dipendenti (INPS ex INPDAP ed ex ENPALS) la possibilità di partecipare al bando e senza esclusioni di sorta. Un problema ineludibile cioè di metodo, dapprima eluso (perché tutto dovrebbe concludersi entro fine mese) poi accettato ma con riserva dall’amministrazione.
Dopo tutti i necessari chiarimenti sulla determinazione del fabbisogno, abbiamo rilevato come i carichi di lavoro erano stati individuati dalla direzione regionale soltanto in relazione alle sedi INPS senza tenere cioè in alcun conto la gestione ex INPDAP, pur presente sull’intero territorio regionale con le proprie strutture. Abbiamo richiesto la verifica dei carichi di lavoro in base al bacino d’utenza e la tabella della forza complessiva nell’intera regione al 30 giugno, evidenziando la incongruità dei numeri già forniti rispettivamente dalla DG (consistenza 3.219) e dalla direzione regionale (totale Lazio 2.152), esclusi i comandi e gli esuberi, tenendo conto del fatto che nella nostra realtà complessivamente insistono ben tre direzioni generali e due direzioni regionali, rendendo ancor più complessa la già difficile situazione. Per non parlare di Frosinone e Rieti integrate sulla carta.
Per quanto concerne in particolare gli esuberi, le tabelle che ieri ci sono state fornite fanno riferimento soltanto a -241 posizioni, già individuate ai sensi della spending review e relative ai lavoratori INPS ed ex ENPALS (del tutto inseriti in organico dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo per il trasferimento delle risorse), ma non risultano evidenziati quelli della gestione ex INPDAP. Di conseguenza, abbiamo ribadito la nostra posizione iniziale sulla necessità di inserire comunque nell’elenco definitivo delle sedi, sia in uscita che in entrata, anche quelle che inizialmente non erano state comprese in allegato. Inaccettabile per USB il criterio proposto in bozza al punto 12 secondo il quale, per talune strutture caratterizzate da gravi carenze organiche, l’uscita sarebbe consentita “solo in luogo di due entrate”, così come la riserva dei posti prevista presso la direzione metropolitana per dipendenti (appartenenti soltanto all’area C) destinati a rappresentare e difendere l’Istituto in materia di invalidità civile, per i quali abbiamo invece proposto la emissione di un nuovo apposito bando. Dalla lettura contestuale dei verbali, al termine degli incontri su tavoli separati, è emerso stranamente che CGIL-CISL-UIL-CISAL, pur chiedendo anche loro la abolizione del vincolo di cui al punto 12 della bozza, non considerano l’esigenza di individuare con precisione il numero dei posti da mettere poi a bando (a oggi la carenza rappresentata dalla direzione regionale è pari soltanto a -149 unità), contraddicendo quanto è stato concordato sull’argomento sul tavolo nazionale e con il rischio oggettivo di rendere meno trasparente l’intero processo in atto. A questo proposito, abbiamo rammentato che i numeri relativi alle complessive carenze, per quanto indigesti e considerata la precarietà del momento attuale, indicano certezza e la certezza dei dati è pur sempre sinonimo di trasparenza. Ma forse è proprio in questo modo che al solito si vuol gestire l’intera faccenda in attesa del necessario aggiornamento della riunione, che slitterà al prossimo mese di agosto ma che consentirà le opportune valutazioni sui rilievi della USB.   

Roma, 23 luglio 2013

Coordinamento Regionale USB INPS Lazio