Come volevasi dimostrare. Ancora una volta i fatti accaduti e i dati forniti dalla amministrazione al termine del primo semestre del corrente anno confermano la fondatezza di una nostra solitaria denuncia, portata avanti dal lontano 2010. Quella che le esternalizzazioni in genere, oltre ad avere costi esorbitanti (ormai fuori controllo), non producono alcun miglioramento, anzi di fatto costituiscono un vero e proprio intralcio allo svolgimento della vita e della mission dell’INPS. Nello specifico, l’attività inerente le verifiche amministrative da qualche tempo si occupa del controllo degli importi conguagliati nel quadro D del modello DM 10, più precisamente la malattia, la maternità e gli assegni al nucleo familiare. Dopo una repentina fase di preparazione definita sciaguratamente adeguata, in diversi periodi dello scorso anno sono state rilasciate le procedure informatiche che avrebbero dovuto consentire una gestione automatizzata dei controlli sulla materia in oggetto, supportate come si conviene da un bel malloppo di manuali tecnico amministrativi, utili nelle necessità. E guai a disturbare il manovratore. In realtà, fin dall’inizio è apparso a molti evidente che le procedure non erano assolutamente utili allo scopo per cui erano state approntate, per gravi e palesi errori di progettazione. Quella per il controllo dell’assegno al nucleo familiare in modo particolare, come la stessa amministrazione è stata infine pubblicamente costretta ad ammettere nel corso di una recente videoconferenza in DG avente ad oggetto, per ironia della sorte, l’ipotetica “evoluzione” dell’attività di verifica amministrativa. Con inevitabili ripercussioni sul Piano complessivo della verifica programmato in sede centrale per l’anno 2013 ed ancora in fase sperimentale. “In relazione alle esigenze formative manifestate da buona parte delle sedi del Lazio”, la direzione regionale ha poi pensato bene di organizzare il mese scorso un apposito corso sul controllo delle denunce aziendali articolato su più moduli. Il corso in oggetto, che avrebbe avuto tutto sommato un senso se le difficoltà emerse fossero derivate da una insufficiente preparazione dei singoli operatori, ha invece confermato quello che gli stessi lavoratori sospettavano già: cioè che i prodotti forniti sono il frutto di un pessimo lavoro e risultano perciò inservibili. Al momento si può essere certi tuttavia che la circostanza di cui sopra non sarà ufficializzata in nessun documento, né dalla referente regionale del progetto formativo, né dagli imbarazzati docenti, che hanno giusto dovuto prendere atto del fatto che corrispondeva perfettamente al vero quanto gli operatori ormai da tempo denunciavano. Ovviamente inascoltati e perfino, in certi casi, osteggiati. Quello appena evidenziato non è naturalmente che un aspetto particolare della più complessa situazione riguardante il mancato funzionamento e la lentezza di procedure informatiche già rilasciate che creano, anziché risolvere, i problemi. L’allarme lanciato anni or sono dalla USB in beata solitudine per una eccessiva esternalizzazione dei servizi, che ha determinato un aumento esponenziale dei costi (con procedure per giunta inutilizzabili) non è stato volutamente raccolto. In realtà, essa non faceva altro che anticipare la chiara volontà di privatizzare il sistema pensionistico italiano, mentre i fautori della riorganizzazione a tutti i costi versano oggi lacrime di coccodrillo sul palese sperpero di denaro pubblico.
Roma, 29 luglio 2013
Coordinamento Regionale USB INPS Lazio