Due mesi dopo il trasferimento del personale imposto dalla spending review nel “nuovo” stabile di via Spegazzini, una ad una vengono a galla tutte le magagne che per la verità ci erano state abilmente sottaciute nella sacra fretta del fare. Nelle riunioni propedeutiche appositamente convocate in date 11 aprile (presso la sede regionale Lazio) e 24 aprile (presso l’Agenzia di Montesacro), entrambe le direzioni avevano solennemente rassicurato una preoccupata RSU e le OOSS intervenute che gli spostamenti sarebbero stati effettuati solo a lavori ultimati. Si è visto.
Per quanto concerne il “nuovo” stabile sarà utile rammentare che si tratta della tristemente famosa edilizia anni ’80 con palazzi fatti a specchi ed accorgimenti esterni buoni per le allodole (nel senso letterale che i volatili ci sbattono contro sul serio) mentre all’interno la temperatura si alza e poi si abbassa a dismisura con tutti i rischi che ne conseguono per l’organismo umano che vi è sottoposto. Questo perché sono stati utilizzati fin dall’inizio vetri ad una sola stratificazione abbastanza semplici, senza alcun tipo di isolamento termico o controllo solare. Davvero desolante il panorama emerso dai tre sopralluoghi effettuati dalla USB nel corso degli ultimi 2 mesi: pensilina all’ingresso lato ex INPDAP transennata per caduta di intonaco, bagni ai piani 1-2-4 (quasi mai utilizzati) da disinfettare e disincrostare, sportello INPS al primo piano con i colleghi confinati in appositi gabbiotti dentro le stanze, cali di tensione improvvisi che paralizzano per ore la sede intera, archivio tessere tuttora alla ricerca di una definitiva sistemazione, pavimenti che sembrano tirati a lucido solo al piano nobile, luce insufficiente ed alquanto scarsa all’interno di quasi tutti gli uffici, mentre l’acqua che fuoriesce dagli infissi e termosifoni ristagna pericolosamente in prossimità delle torrette. In particolare, per quel che riguarda i lavori definiti urgenti circa sei mesi fa, da effettuare per sportelli e reception, siamo decisamente in alto mare, in quanto non è stato ancora emesso il bando ed oggi si vocifera di un periodo pari a 15-18 mesi perché tutto vada a regime. Insomma, come al solito si naviga a vista.
Soltanto la settimana scorsa la direzione regionale Lazio si è finalmente spinta, bontà sua, a chiedere il registro degli interventi manutentivi effettuati presso lo stabile in precedenza, peraltro senza avere risposta. Coi soliti palleggiamenti di responsabilità tra i rispettivi uffici tecnici, entrambi accomunati dalla mancanza endemica di risorse. Della serie: campa cavallo, che tanto i colleghi imprecano. Arrampicandosi sugli specchi, il responsabile della sicurezza presso la struttura aveva anche provato a rassicurare tutti sulla mancanza di energia elettrica, ma il doppio black out odierno dimostra che in realtà nulla è stato sistemato e che nella struttura urgono interventi ordinari e lavori straordinari di manutenzione. Tutto ciò mentre i carabinieri, che ormai hanno imparato a pattugliare la sede, controllano a distanza l’utenza rassegnata che si accalca fuori e lungo le scale. In attesa che l’impianto tecnico in dotazione, più volte sottoposto a riparazioni, venga definitivamente sostituito, ci coglie improvviso il sospetto che, in questo modo, l’amministrazione un risultato sul “malessere organizzativo” lo abbia già raggiunto, trasformando la sauna in solarium con i lavoratori neri per la rabbia.
Roma, 31 luglio 2013
Coordinamento Regionale USB INPS Lazio