Le Casse di previdenza dei liberi professionisti hanno un nemico: lo Stato. Che da qualche anno ha cominciato a trattarle come un bancomat, dal quale attingere tutte le volte che serve. Altro che autonomia. Ormai non c'è manovra finanziaria nella quale non si imponga un obbligo aggiuntivo o una tassa più o meno occulta. Il culmine è stato toccato con la legge 135 del 2012 (spending rewiev) che ha imposto agli enti di previdenza un risparmio forzoso del 10% l'anno (5% solo per il 2012) sui costi intermedi, in pratica le spese di gestione delle Casse. Il risparmio deve essere devoluto all'erario. Come obbligare i fumatori a smettere di fumare, ma continuando a comprare le sigarette per non compromettere il gettito delle accise. Non male come idea.
A questo punto sarebbe molto più elegante accorpare all'Inps tutte le Casse dei professionisti, ma il ministero del tesoro se ne guarda bene, perché in questo modo dovrebbe accollarsi non solo gli attivi, ma anche i passivi degli enti. Molto meglio lasciare una parvenza di autonomia che consente di vessare le Casse con provvedimenti che, nei confronti dell'Inps, non sarebbero nemmeno lontanamente immaginabili. Così grazie a un sistema di doppia tassazione (adottato in Europa solo da Svezia e Danimarca) e a un'aliquota al 20% sulle rendite finanziare (mentre quelle dei fondi di previdenza complementari sono tassate all'11,5%) le Casse hanno versato all'erario nel 2012 tra i 350 e i 400 milioni di gettito. Altri 90 milioni sono stati versati per l'Imu, e 3,8 mln per il risparmio forzoso sui costi intermedi, che diventeranno 7,6 dal 2013.
Come se non bastasse, le Casse sono state cinte con un assedio normativo che ricorda il gioco del gatto con il topo: prima l'obbligo di sostenibilità 30ennale, diventato in seguito 50ennale, poi i vincoli sull'acquisto e la vendita di immobili, il blocco degli stipendi dei dirigenti, le regole sugli investimenti finanziari, il blocco degli stipendi dei dipendenti e la riduzione di quelli più elevati, l'obbligo di introdurre un contributo di almeno il 50% per i pensionati che decidono di continuare a lavorare. E ancora, l'obbligo di stipulare solo con la Consip i contratti di fornitura di energia elettrica, gas, carburanti, riscaldamento, telefonia ecc. E poi la riduzione del valore dei buoni pasto dei dipendenti. Per finire con l'obbligo di mettere i propri immobili in locazione a disposizione delle pubbliche amministrazioni che ne facciano richiesta, ma con lo sconto del 30%. Insomma, sembra proprio che il ministero del tesoro abbia trovato una bella riserva di formaggio con la quale intende trastullarsi ancora per un bel po'.
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