LE GRANDI MANOVRE
Dopo l'analisi delle progressioni orizzontali assegnate, le “grandi manovre”dell'Amministrazione continuano su diversi fronti, sui quali si apre un mondo di ipotesi alquanto discutibili.
Quelle che seguono sono alcune riflessioni a valle dell'incontro dell'RSU con l'Amministrazione dei primi di novembre e le successive “voci di corridoio” che si rincorrono negli ambienti di lavoro.
Sul fronte progressioni orizzontali, l'Amministrazione ha presentato un'analisi delle progressioni assegnate, evidenziando pregi e criticità del metodo. La conclusione è che il metodo può essere riproposto, sempre considerando la media delle famigerate “pagelline” su tre anni, con alcuni fattori di correzione (es. “aggiustamenti” che tengano conto di coloro che andranno in pensione o che sono in comando). A favore del metodo usato nelle progressioni, hanno portato l'argomentazione che, pur essendone rimasti esclusi lavoratori che le avrebbero “meritate”, chi le ha ricevute è stato comunque “meritevole”. Poiché noi rimaniamo sospettosi nei confronti del concetto di “merito” (ci interessano molto i concetti di “diritti” e “solidarietà”), e ribadiamo i contenuti del nostro precedente volantino “Apprendisti Stregoni”, ribattiamo che sarà anche vero che con questo sistema sono stati premiati lavoratori “meritevoli”, ma con qualsiasi altro sistema, basato su criteri altrettanto aleatori, le progressioni sarebbero state attribuite, in tutto o in parte, ad altri lavoratori altrettanto “meritevoli”. La naturale implicazione di ciò è che qualsiasi sistema costruito sul presunto “merito” risulta inficiato.
Con questo, USB si rifiuta di fare qualsivoglia analisi del metodo e di entrare del dettaglio della sua applicazione, perché sarebbe come cercare di capire per quale motivo in un'auto irrimediabilmente guasta - senza fari, senza freni, con tre gomme bucate e con lo sterzo difettoso - i fendinebbia non funzionano tanto bene.
Il ragionamento potrebbe comunque essere vano, visto che la disponibilità del fondo dipende dall'approvazione del bilancio di previsione 2017, e che quest'ultimo non è ancora stato approvato.
Permane quindi l'incertezza normativa e sulla indisponibilità reale delle risorse: ricordiamo che ad oggi i tagli previsti quest'anno triplicano rispetto al 2014, e non non si hanno notizie di inversioni di tendenza.
La fine della crisi che in questo periodo pre-elettorale viene sbandierata è una falsità, anzi le politiche di austerità continuano e continueranno.
Resta drammaticamente vero invece che i tagli li pagano, come sempre, i lavoratori ed i cittadini.
E' stata infine consegnata una copia della microstruttura, piuttosto inutile perché una lettura di quest'ultima e le ripercussioni sull'organizzazione del lavoro non possono essere fatte senza il Piano industriale, annunciato all'inizio dell'estate dal Super Sindaco (che se passa la riforma Costituzionale potrebbe diventare anche Senatore), ma mai visto.
Inoltre, mancano ancora le intenzioni dell'Amministrazione circa le posizioni organizzative, fattore di rilevanza cruciale per l'impatto enorme che potrebbero avere sul fondo (e quindi su eventuali altre progressioni e produttività generale). Ovviamente, ci opporremo con tutte le nostre forze a riduzioni del fondo causate dall'istituto delle P.O. Manco a dirlo!
Nel frattempo Città Metropolitana e Regione stanno terminando di distruggere quella che era la Polizia Provinciale.
Intanto procede la spinosa vicenda della sede di Quarto, l'Amministrazione ribadisce la volontà di dismetterla, cominciando già a spostare una parte personale.
Spostarlo dove? Parte in Piazzale Mazzini, parte non si sa. Le ipotesi sono le più disparate. L'ultima voce di popolo racconta di un ipotetico interesse dell'Amministrazione nei confronti di una struttura in via Peschiera alla modica cifra di 4 milioni di euro! I tempi? Incerti anche quelli. Certamente si comincia già ad intravvedere però un serio problema: dal trasferimento potrebbero farne le spese soprattutto lavoratrici (come già accaduto alle decine di lavoratrici spostate in questi anni) che non hanno scelto volontariamente la sede di lavoro, ma si sono trovate obbligate a rimanere nella sede di Quarto, e magari costrette al part-time, per motivi di conciliazione familiare. Sono ancora troppe le donne a farsi carico dei figli e dell'organizzazione della vita familiare. Si tratta anche di donne con figure professionali particolari che se avessero potuto (o saputo), avrebbero avuto parecchie possibilità di transitare in altre Amministrazioni, beneficiando magari di trattamenti economici migliori.
Gli spazi di Quarto attualmente ospitano, oltre che la Città Metropolitana, molti altre strutture pubbliche (scuole per l'infanzia, centro disabili, scuole superiori, …). Attualmente è quindi uno spazio di Servizi e il nostro timore è che diventi uno spazio oggetto di speculazioni ed, ancora una volta, una situazione di abbandono delle periferie (Vedi manicomio) e di taglio dei servizi.
Nell'attesa, che può essere anche lunga, cosa ne è stato della petizione, più di 200 firma raccolte, per rendere il sito di Quarto almeno accettabile per la ristorazione?
Questa firme sono state consegnate all'Amministrazione una quindicina di giorni fa, ricevendo la promessa che avremmo avuto una risposta entro breve.
USB sollecita risposte convincenti da parte del Super Sindaco Metropolitano.
Nell'attesa votiamo e invitiamo a votare un No convinto al referendum del 4 dicembre.
Sarebbe una bella sveglia salutare per i nostri amministratori.
USB-P.I. Città Metropolitana di Genova 22-11-2016