Il giorno 26, come già diffuso a mezzo stampa, si terrà un incontro avente come tema: “incontro sindacale sull’ammodernamento dell’Arsenale M.M. di Taranto”
L’incontro avrà luogo in Arsenale alla presenza del Comandante in Capo di Maridipart Taranto, massima autorità militare della Marina sul territorio alle ore 10.00.
Tale riunione è stata richiesta dalle R.S.U. dell’Arsenale e dalle OO.SS. territoriali (CGIL, CISL, UIL, RdB/CUB, FLP, UNSA/SIAD) ed ha il fine di conoscere in dettaglio le operazioni di ristrutturazione in corso e la progettualità future di lavorazioni gestite, per competenza, dalla locale Marigenimil.
Questo, per la precisione.
Quanto alle dichiarazioni apparse recentemente sugli organi di stampa tendenti ad accreditare l’impressione che questo incontro possa costituire l’avvio di un tavolo permanente di confronto attinente la ristrutturazione dello stabilimento arsenalizio è una evenienza che è tutta e soltanto negli auspici di coloro che rappresentano solo una parte delle OO.SS. richiedenti l’incontro e non impegna minimamente la RSU e le altre organizzazioni che pure hanno condiviso la necessità di richiedere il confronto con l’Alto comando.
La mania di voler richiedere sempre tavoli inutili non ci appartiene, il tentativo di uscire da una condizione di estrema debolezza continuando a cercare legittimazioni da tavoli con la controparte anche quando si sa benissimo che il vero problema non è certo come impiegare la misera dotazione economica a disposizione per rimettere a norma un arsenale pluricentenario poiché si sa benissimo che non sarà possibile, bensì avviare una stagione di lotte a tutela del proprio posto di lavoro.
Nella riunione del 29 gennaio scorso il Ministro della difesa ha chiarito che tutto il lavoro svolto sino ad oggi in tema di ristrutturazione non è servito a nulla annunciando la costituzione di una:
“Commissione di alta consulenza e studio per la ridefinizione complessiva del sistema di difesa e sicurezza nazionale”, con il compito di rivedere il modello di difesa e l’organizzazione del Dicastero nel suo complesso, secondo un approccio multidisciplinare esteso anche alle altre Amministrazioni dello Stato che svolgono un ruolo significativo nel settore della sicurezza e della difesa, considerato nella sua più ampia accezione.
Nel quadro del secondo punto all’ordine del giorno, è stata esaminata anche l’iniziativa per la costituzione della Società Difesa Servizi S.p.a.. (fonte comunicato Quirinale)
Dunque, dal 1998 ad oggi i lavoratori della difesa hanno dovuto subire piani di ristrutturazione mai concretizzati dovendo soggiacere a volontà politiche di segno differente che, comunque, pian piano hanno portato a chiusura di Enti – l’Arsenale militare di Pavia ne è l’ultimo esempio in ordine di tempo – mobilità del personale e, in prospettiva svendita delle aree demaniali per far cassa.
A questo serve la nuova partecipata del Ministero difesa battezzata Difesa Servizi s.p.a.
Stiamo parlando di una generalizzata contrazione del personale civile, pianificata lucidamente, che passa anche per una identica contrazione del personale militare – si parla di un modello prossimo venturo che scenda dai 190.000 attuali a circa 140.000 –
Stiamo parlando, per la nostra realtà, di un pezzo importante di territorio che si renderà prossimamente libero, si passerà da una servitù militare che ha limitato l’affaccio a mare della città impedendo la fruizione delle risorse naturali da parte della cittadinanza condizionando definitivamente uno sviluppo disarmonico della stessa alla svendita delle medesime aree a privati.
Per cui quello che dovrebbe preoccuparci è la pretesa di monetizzare il nostro territorio:
dopo avercelo sottratto per più di cento anni, adesso se lo vendono!
Abbiamo proposto in tempi non sospetti di destinare una parte delle aree che presto si renderanno disponibili all’uso da parte del Comune, con la partecipazione degli altri EE.LL. Provincia e Regione, finalizzato ad attività di formazione con l’utilizzo di professionalità interne all’Arsenale, ad un polo di costruzione indirizzato al fotovoltaico destinato all’utilizzo nelle strutture pubbliche utilizzando personale e strumenti interni all’Arsenale per la costruzione dei pannelli solari e per il loro montaggio oltre che all’attività di progettazione, un polo di raccolta differenziata destinata anch’essa agli Enti pubblici, un polo di raccolta e smaltimento dei rifiuti elettronici.
Questo è stato il nostro contributo propositivo e dobbiamo dire che tali proposte, formalmente consegnate al sottosegretario delegato il giorno 13 di ottobre scorso a Roma, hanno trovato apprezzamento e condivisione degli EE.LL. – almeno a parole – salvo essere espunte da qualunque dibattito sul futuro dell’Arsenale.
Ai lavoratori dell’Arsenale in un momento particolarmente difficile, a causa della profonda crisi ideale derivante dalla cosiddetta questione morale che fa vacillare le convinzioni e la credibilità dei partiti politici e delle organizzazioni sindacali e che pone grossi interrogativi in tema di rappresentanza e rappresentatività oltre che di partecipazione democratica, proponiamo i temi della inclusione sociale, della lotta alla omologazione spersonalizzante ed egoistica, delle problematiche del mondo del lavoro e della resistenza alla ghettizzazione in cui il potere cerca di isolare e relegare le voci dissonanti di coloro che vivono ai margini o che vi vengono spinti dalle politiche di oligarchie che ormai concentrano in sé potere politico ed economico.
Diventa decisivo riuscire a lottare per le proprie idee e la fase propositiva, la progettualità giocano un ruolo determinante nel dare voce a quelle istanze di dignità e di giustizia sociale che sono sempre più soffocate e che non trovano più ascolto.
Vorremmo cercare di tradurre in pratica i nostri progetti e le nostre iniziative per darci prospettive diverse e migliori di quelle che vorrebbero propinarci e per essere credibili verso coloro che rappresentiamo e verso noi stessi.
Oggi, stante la nostra condizione di piccolo sindacato di base, non abbiamo la possibilità di sostenere tali proposte con iniziative pubbliche di un certo peso e con la visibilità anche mediatica che un tale blocco di proposte meriterebbe, non abbiamo referenti politici – e non ne vogliamo – l’unico riferimento che sentiamo profondamente sono i lavoratori.
Per cui dopo la riunione del 26, proporremo una Assemblea generale per esplicare in modo più articolato le nostre proposte chiedendo direttamente ai lavoratori il gradimento e, contestualmente forniremo la nostra valutazione sulla costituenda “Difesa Servizi s.p.a.”, concludendo formuliamo un affettuoso pensiero di convinta solidarietà ai lavoratori del’Arsenale di Pavia, 230 dipendenti civili, uniche vittime sacrificali dell’ evento in atto, oggetto di trasferimenti e reimpieghi molti simili ad una deportazione in massa a centinaia di Km. di distanza dal loro territorio, la cui sorte potrebbe molto presto toccare anche a noi.
Rdb Arsenale Taranto