7 aprile 2010 - La Repubblica
Asili, a rischio 200 aiutanti delle maestre
Dal Comune alle cooperative sociali che però offrono la metà del salario Presidio davanti a Palazzo Civico fino a venerdì. Borgogno: "Disponibili ad un confronto"
di STEFANO PAROLA
Torino - Ieri hanno tenuto un presidio sotto il municipio, oggi lo rifaranno e sono pronti a tornarci tutte le mattine, fino a venerdì. Sono gli assistenti educativi che lavorano negli asili nido e nelle scuole materne gestite dal Comune di Torino. O meglio, che lavoravano, visto che il contratto che li legava all´amministrazione civica è scaduto il 31 marzo. Ora dovrebbero essere assunti da alcune cooperative sociali ma, denunciano i sindacati di base, «non vengono offerte loro le stesse condizioni precedenti, il loro salario viene più che dimezzato».
In tutto sono circa duecento persone, che finora si sono occupate di aiutare le maestre, ad esempio a cambiare i bambini più piccoli, ad accompagnarli nelle uscite didattiche, a seguire i casi più problematici. Lo fanno da anni e in passato hanno avuto sempre lo stesso tipo di contratto, che partiva a settembre e scadeva a giugno. Ma dal 2009 il Comune ha deciso di affidare il servizio all´esterno. Una scelta che, paradossalmente, aveva l´intento di dare maggiore stabilità ai lavoratori, che infatti avrebbero potuto godere di un´assunzione a tempo indeterminato. Così l´amministrazione ha indetto una gara, che poi è stata vinta da alcune cooperative sociali.
Le cose, però, non sono andate come si aspettava il Comune, perché a gennaio è arrivata la famigerata circolare ministeriale che ha imposto alle scuole statali il taglio del 25% del personale delle pulizie. Una mazzata sui conti delle coop, che ora riescono ad assumere soltanto 120 assistenti educativi (per gli altri 80 l´amministrazione si è rivolta ad agenzie interinali). Non solo: «Ogni cooperativa sta applicando il contratto che le pare – accusa Rosanna Fragomeni della Rdb-Cub – e sta riducendo sia le ore di lavoro che lo stipendio. Questi lavoratori passeranno da 1.100 euro mensili a 450-500. In più, le coop e le agenzie stanno fissando a giugno la scadenza dei rapporti di lavoro e decideranno a settembre se richiamare le stesse persone oppure no».
Ieri una delegazione di assistenti educativi è stata ricevuta dall´assessore all´Istruzione, Beppe Borgogno, che si è detto disponibile all´apertura di un tavolo di confronto che coinvolga i colleghi con delega al personale, Domenico Mangone, e al lavoro, Tom Dealessandri, e le organizzazioni sindacali.
«Il problema nasce dal fatto che oggi la situazione è molto più complicata rispetto a quando si è pensato di affidare il servizio alle cooperative», spiega Borgogno. Che ora cercherà di sbrogliare la matassa: «La questione – dice l´assessore – è duplice: da un lato dobbiamo agire nei confronti delle coop affinché i patti vengano rispettati, dall´altro occorre capire cosa faranno le imprese vincitrici a settembre, quando dovranno anche affrontare gli esuberi subiti nelle scuole statali. Noi continueremo a insistere sulla necessità di mantenere alta la qualità e di garantire la continuità del servizio».
MERCOLEDI 24 MARZO, PRESIDIO DI GENITORI E ASSISTENTI EDUCATORI DI FRONTE AL COMUNE DI TORINO
Nonostante le “assicurazioni” non convinte ne’ convincenti che sono state presentate nell’incontro del 15 marzo con l’Assessore Borgogno, il tentativo di privatizzazione va avanti, con grave danno per gli utenti ed i lavoratori.
Non passa giorno che gli Assistenti Educativi coinvolti nel processo di esternalizzazione non vengano contattati dai dirigenti delle Cooperative con proposte di riduzioni dell’orario, del salario e dei diritti (si è scesi sotto i 3,90 € netti l’ora); alcune cooperative in realtà non hanno neppure la possibilità di offrire personale educativo qualificato, ma addetti alle pulizie! E’ facilmente immaginabile l’inadeguatezza di quanto si vuole proporre alle famiglie, in alcuni casi si potrebbe prospettare la presenza di personale non adeguatamente qualificato, a discapito della stessa sicurezza dei bambini oltre che della qualità del servizio educativo offerto. Questa la situazione della nostra città dove circa 200 persone rischiano di perdere il posto, dopo aver frequentato un corso di qualificazione voluto dal comune della durata di oltre 200 ore!
In questi giorni c’è una decisione del Consiglio delle Comunità europee di attestarsi su un’offerta del 33% nei servizi per la prima infanzia e del 90% nella scuola dell’infanzia entro il 2010. Le famiglie, ovviamente, aspirano ad avere un posto dove poter affidare i propri figli in piena sicurezza e serenità. A queste necessità si risponde ponendo l’accento sulla quantità di strutture che accolgono i bambini, sorvolando sui contenuti pedagogici e di cura che diventano drammaticamente un optional. In questo senso però le scelte politiche sono segnate da un vizio e da una distorsione di fondo che riporta questi servizi verso un modello assistenziale, dove i veri bisogni delle persone, dei bambini, delle famiglie e delle lavoratrici che vi operano, non sono riconoscibili.
Il quadro, a livello nazionale, ci mostra come sia innegabile il trasferimento delle risorse destinate ai servizi all’infanzia verso il privato. I dati ci restituiscono una realtà in cui la presenza del privato supera abbondantemente il 60% in regioni quali Piemonte e Veneto, con punte del 70% in Lombardia!
L’abbassamento dello standard che definisce la qualità dell’offerta educativa è incombente sia nei servizi pubblici (dove si è cercato di contenere le spese attraverso riduzioni di organico del personale, maggiore flessibilità, aumento di bambini che ogni operatrice deve seguire, esternalizzazione dei servizi ausiliari, uso sconsiderato del personale precario) e ancora più nei servizi a gestione privata anche a causa di controlli inesistenti. Sostanzialmente le scelte governative e ora quelle comunali, vanno tutte in direzione di uno smantellamento progressivo del sistema pubblico e l’attacco avviene su più fronti: privatizzare progressivamente i servizi, diminuire le tutele e i diritti dei lavoratori pubblici, come già avvenuto nel privato, trasformando i cittadini in produttori/consumatori che si adattano alle esigenze del mercato!
Anche per questo motivo è importante che questo fronte che coinvolge personale precario e di ruolo, genitori, educatori e molti dirigenti scolastici si mobiliti per la preparazione, per i prossimi giorni, di una assemblea cittadina su queste tematiche.!
La RdB rifiuta da sempre ed ostinatamente le politiche di esternalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici essenziali ed invita operatori, genitori e cittadini ad opporsi ed a far sentire la pressione a chi “decide” affinchè venga invertita la tendenza, le priorità sono:
un buon servizio offerto ai bambini, rette sociali e lavoro stabile per gli operatori.
E’, pertanto, indetto – per la giornata di mercoledì 24 marzo, alle ore 17,30 - un presidio di fronte al Comune di Torino. Genitori, assistenti educativi e tutti coloro a cui sta a cuore il Welfare sono invitati a intervenire numerosi.
PER INFO: ROSANNA FRAGOMENI 3294605287
RIVA GIANPIERO 333 9176774
16 marzo 2010 - La Stampa
NIDI E MATERNE
Le operatrici precarie contro coop e Comune
Torino - Lavorano con i bimbi di nidi e materne, parecchie sono da 4-5 anni nello stesso posto e godono della piena fiducia di maestre e genitori. Per le 200 assistenti educative precarie che lavorano nei servizi educativi del Comune, però, la prospettiva è un drammatico peggioramento. Rosanna Fragomeni delle RdB-Cub parla di «licenziamento in massa di donne, spesso non più giovanissime» e di «un abbassamento della qualità del servizio che colpisce i bambini: le lavoratrici li accudiscono dopo aver fatto un corso di specializzazione di 200 ore voluto dal Comune».
In pratica, l’assessorato al Personale della Città ha deciso di affidare a cooperative la stabilizzazione di questo personale il cui contratto è in scadenza a fine di marzo. L’angoscia delle lavoratrici, che dalle coop (a loro volta colpite dal taglio del 25% dei contratti di pulizia nelle scuole, stabilito dal ministero dell’Istruzione) stanno ricevendo proposte di contratto a 20 ore settimanali (da 36), con paga oraria di 4,90 euro, ieri pomeriggio si è concretizzata nel presidio promosso dalle RdB davanti a Palazzo Civico, presenti 170 operatrici e alcune decine di genitori.
Ieri le RdB hanno incontrato l’assessore alle Risorse Educative Beppe Borgogno. «Chiederemo un incontro anche con l’assessore al Lavoro e con il sindaco», spiega Rosanna Fragomeni. «Da parte nostra - dice Borgogno - incontreremo ancora le cooperative ribadendo il requisito della continuità del servizio e la stabilità dei posti di lavoro, posto per evitare l’abbassamento della qualità. Per le lavoratrici che non saranno assorbite, poi, prorogheremo il contratto». A fine anno, poi, il Comune bandirà un concorso. «Purtroppo, i posti disponibili saranno in numero limitato».