Icona Facebook Icona Twitter Icona Instagram Icona Telegram Icona Youtube Icona Rss

- Trasp. pub. locale

Le Rdb lamentano i dati dello studio di attuazione

Ferrara,

22 agosto 2007 - Estense.com Atc-Acft fusione modello: ''No Grazie!''

Ferrara - Il Coordinamento CUB Trasporti di Ferrara attacca il progetto di fusione delle aziende municipalizzate dei trasporti pubblici di Ferrara e Bologna. E lo fa sulla base dello studio di attuazione dato in consulenza esterna, con l'indirizzo preciso di ridurre i costi di gestione a discapito dei lavoratori e dei cittadini.

"Dopo mesi di attesa – affermano le RdB -, stanno cominciando a circolare i risultati dello studio "clandestino" (per lavoratori, sindacati e cittadini) dell’Advisor (la Consulenza esterna) nominato dai Comuni e Province di Bologna e Ferrara sulla possibile aggregazione tra le aziende Atc Bologna e Acft Ferrara".

I dati che i sindacati di base sventolano sono "il risultato della prospettata aggregazione….sarebbe propedeutico alla proroga dell’affidamento diretto fino al 31 dicembre 2009"; l’esistenza di un piano industriale di Atc; "l’obiettivo centrale è la riduzione dei costi per l’erogazione del servizio, con economie ottenibili tramite l’esame di ogni Azienda coinvolta, dalle modalità di organizzazione dei processi e delle procedure di produzione all’area amministrativo-contabile; dall’organizzazione delle attività del personale al movimento (turni e riposi), oltre che l’area tecnica/manutentiva (officine) e quella dell’informazione e della comunicazione (marketing)".

Dopo aver precisato che la normativa europea prevede l’affidamento in house dei servizi di trasporto pubblico locale (e non l’obbligo delle gare) viene proposto un "assetto riorganizzativo" che "identifica il "deposito" come unità produttiva a se stante; assegna al "deposito" la "missione" di produzione e vendita del servizio; per la produzione di tpl la dimensione aziendale economicamente ottimale sarebbe stimabile in 300/500 mezzi"; i sindacati di base affermano che "questo nuovo modo di sviluppare l’organizzazione ha molteplici implicazioni: societarizzazione dei depositi, funzionale alla loro privatizzazione; unificazione delle responsabilità di deposito (mezzi e uomini); decentramento spinto, che comprende mezzi e uomini; ricollocazione delle attività manutentive; operare quindi con una struttura organizzativa di tipo divisionale, con una struttura centrale (corporate) che svolge centralmente le funzioni strategiche; modello basato sul concetto di "gruppo di imprese".

"Già nel progetto – continua il coordinamento Cub -è evidente che: i "depositi" potranno essere affidati a ditte esterne, le "missioni" di produzione equivalgono ad una autogestione per la quale emergerà sicuramente la necessità di tagliare le linee non produttive, la riduzione dei mezzi sarà a favore delle ditte non più appaltatrici ma proprietarie dei depositi le quali applicheranno i contratti lavorativi di categoria tagliando personale e adottando la mobilità selvaggia. Ribadiamo – conclude -la nostra volontà di salvaguardare il posto di lavoro e quindi la dignità dei lavoratori".