COMUNICATO STAMPA
La legge di stabilità, di cui si conoscono ancora soltanto le solite slide di Renzi, al momento può essere sintetizzata in poche sintetiche riflessioni.
Una bozza di legge di stabilità come questa non si vedeva dai tempi in cui la DC forniva una scarpa prima e una la prometteva per il giorno dopo le elezioni. Oggi il Governo Renzi rispolvera i vecchi metodi costruendo una Legge di Stabilità a misura di referendum.
Premia i soggetti schierati a favore del SI alla riforma costituzionale facendo arrivare qualche miliardo a Coldiretti, alle scuole cattoliche, agli evasori fiscali etc., e facendo balenare risparmi improbabili dalla chiusura di Equitalia, sulla cui sorte nulla si sa, ma complessivamente mischia le carte perché nel fumo delle chiacchiere non si capisca esattamente dove e a chi sono dedicate le poste messe in campo.
Si nega che ci siano ulteriori decurtazioni alla sanità, dopo quelle enormi già operate negli ultimi mesi che hanno portato ad una drastica, e drammatica, riduzione delle prestazioni garantite gratuitamente ai cittadini, però si rilancia la spending review non specificando dove calerà di nuovo la sua scure.
Dire che ci sono 1,9 mld per il pubblico impiego senza specificare quanto sarà destinato al rinnovo dei contratti e quanto alle assunzioni per le forze armate e per qualche altra categoria pubblica (qualche infermiere e forse medici) vuol dire cercare di buttare fumo negli occhi a una categoria stremata dalla enorme riduzione di personale e senza rinnovo contrattuale da anni.
Nessuno sgravio fiscale per tutti i lavoratori e ciò, insieme all'attacco continuo allo stato sociale e ai servizi pubblici, conferma il disinteresse di questo governo nei confronti di chi lavora.
Non si parla neanche di reddito per chi non lavora o di politiche per l'abitare e le briciole elargite (forse) a una parte dei pensionati passano in secondo piano rispetto alla negatività dell'accordo tra governo e sindacati sull'APE.
L'unico dato certo è la riduzione di tasse e nuovi sgravi ed incentivi alle aziende (20 miliardi in tre anni) ed infatti la risposta positiva di Confindustria non si è fatta attendere.
Accettare l’idea che …”basta un si….” al referendum perché le magnifiche sorti e progressive descritte nella bozza di legge di Stabilità diventino realtà è quanto di più illusorio ci possa essere.
Questa bozza inviata all’Europa, da cui già arrivano segnali di insofferenza per l’atteggiamento guascone di Renzi, va respinta al mittente nell’unico modo che abbiamo, partecipando allo sciopero generale del 21 ottobre e alla manifestazione nazionale del 22 ottobre a Roma. Solo la mobilitazione e la lotta possono cacciare Renzi e le sue politiche di smantellamento dei diritti. Abbiamo una grande occasione di rompere con questa situazione e aprire nuovi spazi. Approfiittiamone!