L’attuale questione economico-sociale del lavoro in Sardegna non è solamente connessa alla disoccupazione ormai strutturale, bensì riguarda una serie di problemi di carattere quanti/qualitativo e quindi le nuove figure del lavoro, del precariato, del lavoro negato e del non lavoro. Il problema lavoro esiste ormai anche per coloro che ne possiedono uno, dato che si lavora sempre di più ed in condizione sempre più precarie, non tutelate e con un guadagno sempre minore e con alti livelli di mobilità e intermittenza. La questione del lavoro è quindi sempre più legata ad un reddito adeguato per una vita degna di essere vissuta, alla redistribuzione della ricchezza socialmente prodotta, che stante le cose non ritorna ai lavoratori né in termini di salario diretto, differito e indiretto (vedi tagli al Welfare) né in termini di incrementi occupazionali e di diminuzione della disoccupazione, né in termini di riduzione di orario di lavoro e dell’intensità di lavoro a parità di salario e di garanzie. Al dunque, la crisi avanza e progressivamente si stabilizza sulle attuali cifre della disoccupazione e del lavoro precario. Più di un terzo dei sardi non ha un lavoro e la maggioranza della restante parte lo ha solo a tempo determinato!
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