Li pajacci
Si me ce so’ trovata, sor Gaetano?
Quanno vennero giù stavo lì sotto.
Faceveno er trapeso americano:
Quanno quello più basso e traccagnotto,
Facenno er mulinello, piano piano,
Se mésse sur trapeso a bocca sotto,
Areggenno er compagno co’ le mano.
Mentre stamio a guarda’, tutt’in un botto
Se rompe er filo de la canoffiena,
Punfe! cascorno giù come du’ stracci.
Che scena, sor Gaetano mio, che scena!
Li portorno via morti, poveracci!
Sur sangue ce buttorno un po’ de rena,
E poi vennero fora li pajacci.
Questa poesia di Cesare Pascarella descrive perfettamente alla fine dell’800 dello scorso millennio il moderno “the show must go on”, lo spettacolo deve continuare. Neanche la morte può interrompere la rappresentazione, perché prevale l’interesse economico.
Starete pensando: dove vogliono andare a parare quelli della USB? Cosa c’entrano il circo, gli acrobati morti e i pagliacci?
A noi sembra una perfetta allegoria di quello che è oggi l’Inps, dove la spettacolarizzazione degli effetti speciali e degli esercizi acrobatici nasconde il fallimento delle scelte organizzative e gestionali il cui prezzo è pagato dalle lavoratrici e dai lavoratori dell’Istituto. Si fanno uscire i cavalli addobbati a festa per il carosello cercando l’applauso del pubblico, ma si chiudono Sedi e Agenzie. E i pagliacci, che c’entrano?
I pagliacci sono i dirigenti che si prestano al gioco di questa sghemba farsa della valutazione, ognuno interpretando il copione a proprio modo. Sono in buona compagnia di quei sindacalisti che oggi hanno disegnata sul viso la lacrimuccia finta e il rossetto sulle labbra a delineare un’espressione imbronciata, ma ieri hanno accettato di buon grado un copione che mischia farsa e tragedia. The show must go on.