Art. 41 della Costituzione:
“L’iniziativa economica privata… non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.”
Nella vicenda dell’ILVA di Taranto il Ministro dell’Ambiente Clini (già direttore generale di quello stesso dicastero) ha dichiarato che i magistrati starebbero processando il passato.
Falso: i magistrati stanno mettendo sotto accusa il presente perché il passato è già stato giudicato e condannato; Emilio Riva è già stato condannato per lo stesso reato il 15/07/02 e una seconda volta il 12/02/07. La prima sentenza contro i vertici dell’allora Italsider (azienda di Stato che ha lasciato il posto all’Ilva) è scaturita da un’inchiesta del 1982 da parte dell’attuale procuratore di Taranto: sono trascorsi 30 anni e, nella sostanza, siamo al punto di partenza con politici, imprenditori, i consueti sindacati, controllori e controllati che si sostengono a vicenda.
Per il Tribunale del riesame, l’attività dell’Ilva “ha provocato una situazione di grave pericolo per la salute e la vita di un numero indeterminato di persone”. Tutto questo è frutto di “azioni ed omissioni aventi una elevata potenzialità distruttiva dell’ambiente” compiuta “attraverso una costante e reiterata attività inquinante posta in essere con coscienza e volontà”..
Ancora una volta, emergono rapporti a filo doppio tra politica e sistema industriale:
245.000,00 euro dati dal proprietario Emilio Riva a Forza Italia;
98.000,00 euro dati direttamente a Bersani, attuale segretario del Partito Democratico.
Inoltre, nell’estate del 2011 Riva (che mai in vita sua aveva investito un euro fuori dall’acciaio) partecipa alla cordata dei “patrioti” per rilevare Alitalia; in quello stesso periodo il Ministero dell’ambiente rilascia all’Ilva l’autorizzazione integrata ambientale…
Nel 2001 Riva e altre 10 persone sono condannate per mobbing e violenza privata. La Cassazione conferma la condanna a 1 anno e 6 mesi di galera ma la pena è sospesa: Riva e i suoi avevano condotto fino alla depressione grave alcuni operai che non avevano voluto piegarsi alle sue richieste di sempre maggiore flessibilità...
Questo è l’uomo appoggiato dai maggiori partiti presenti in Parlamento.
Un’alternativa è possibile: far pagare la bonifica del territorio ai responsabili del disastro ambientale ed umano, nazionalizzare a costo zero (l’indennizzo che Riva dovrebbe pagare è superiore al prezzo che lo Stato dovrebbe pagare), ripensare completamente l’intero sistema di produzione e, allo stesso tempo, progettare un altro futuro per la comunità di Taranto e il suo territorio, collegare il disastro dell’Ilva a quello provocato dalla base militare e dalle altre produzioni distruttive di ambiente e dell’uomo.
SU LA TESTA!
Organizza l’alternativa con l’Unione Sindacale di Base