L’incendio di vaste dimensioni che ha interessato per una quindicina di giorni le pinete intorno a L’Aquila, attenuato ma non estinto grazie al provvidenziale intervento della pioggia, pone una domanda al di là del solito chiacchiericcio sul mancato taglio dei boschi o su chi impedisce di eliminare il sottobosco. Perché il Comune di L’Aquila, nonostante disponga di vaste proprietà di boschi e pascoli, non si è dotato fino ad ora di un piano di gestione dei beni silvo-pastorali e non ha realizzato progetti di manutenzione dei propri boschi?
È vero che qualsiasi intervento di prevenzione si possa realizzare, poco può contro chi agisce in maniera deliberata e criminale per incendiare il bosco. Ma dobbiamo tornare a denunciare quanto già evidenziato in un analitico documento di Italia Nostra sugli incendi dell’estate 2017 e in più occasioni dal sindacato USB negli ultimi anni: la situazione di totale abbandono e incuria in cui versa da lungo tempo il settore forestale e più in generale la manutenzione del territorio in Abruzzo, praticamente inesistente, a causa delle inadempienze della Regione, dalla pianificazione, alla programmazione, fino alla organizzazione e funzionamento delle strutture di gestione sul territorio.
A fronte del fatto che il territorio regionale sia per oltre il 50% coperto da boschi e pascoli, nell'ultimo PSR 2014-2020, ormai in scadenza, l'intera somma messa a disposizione per gli interventi nel settore forestale è stata di poco superiore a 8 milioni di € sul totale di 450 milioni (circa il 2%). Con una riduzione delle risorse per il settore rispetto al precedente PSR dell’80%. Per gli interventi di prevenzione incendi, dissesto idrogeologico ed emergenze parassitarie, sono stati stanziati solo 3 milioni di euro in 7 anni, poco più di 400.000 €/anno per l’intera regione (50-70 ha/anno), e - cosa gravissima - ad oggi di questa miseria niente è stato speso, anche perché la Regione Abruzzo ha sbagliato a scrivere il PSR.
In Abruzzo tutte le attività e i tagli boschivi, per la quasi totalità pubblici, vengono realizzati senza alcun piano di gestione, disattendendo le stesse leggi del settore. Quella che dovrebbe essere un’eccezione si è trasformata in prassi ordinaria. Non c'è un piano regionale forestale, né tantomeno il regolamento applicativo della legge forestale regionale. I Comuni che tagliano i boschi con finalità commerciali, non investono i ricavi per migliorare il patrimonio forestale comunale e realizzare i piani di gestione.
A favorire questo stato di cose contribuisce l’organizzazione caotica interna degli uffici forestali regionali, con una struttura centrale che si occupa di piani e programmi e tre strutture territoriali, che si occupano di tutto, dalle autorizzazioni ai tagli forestali ai contributi per la monta bovina o per la produzione del grano, tutte indipendenti e scoordinate fra loro, con a capo dirigenti laureati nelle materie più disparate, carenti di mezzi e uomini, sprovvisti di competenze specifiche, che devono rincorrere l'emergenza del momento.
Situazione analoga nella struttura della Protezione Civile regionale che si occupa di incendi, basata esclusivamente sul volontariato, senza propri mezzi aerei. Nella regione si preferisce pagare, invece che assumere stabilmente personale da organizzare per le attività di propria competenza e dotarsi di una flotta aerea propria. È stata da poco approvata una convenzione fra Regione e VVF, per aumentare le squadre di Vigili del Fuoco impegnate a spegnere gli incendi, mentre un accordo è stato fatto con i Carabinieri (per sorvegliare il territorio e gestire il demanio regionale), per cui si versano rispettivamente 780.000 € per il 2020 e 500.000 €/anno per 5 anni, per richiedere interventi che questi soggetti dovrebbero svolgere d'ufficio.
È tempo che la Regione Abruzzo cambi registro e si prenda cura del proprio territorio, senza delegarlo ad altri e investa in attività di prevenzione antincendio, che devono essere realizzate sul territorio secondo una logica e nell’interesse generale, comprendere campagne informative della popolazione, sorveglianza del territorio per l’avvistamento tempestivo degli incendi, intervento immediato con squadre a terra, opportunamente addestrate, dotate di adeguati dispositivi di protezione individuale e strumenti battifuoco, ove occorra con l’ausilio di mezzi aerei, che devono essere in aggiunta e non sostitutivi dell’intervento a terra, che resta fondamentale, soprattutto nelle operazioni di bonifica postincendio.
Il patrimonio forestale pubblico è un bene comune. La salvaguardia ambientale, la gestione e manutenzione del territorio e delle aree interne è un dovere della Regione. La Regione deve costituire un’Agenzia pubblica, dotata di strutture tecniche ed operative adeguate, che si deve occupare della manutenzione del territorio, delle attività di prevenzione antincendio, oltre alle attività di protezione civile durante le periodiche emergenze, che non possono essere affrontare solo con l’aiuto dei volontari.
La Regione deve riorganizzare i servizi e gli uffici del settore forestale sul territorio, da affidare a dirigenti e tecnici qualificati, in grado di svolgere al meglio i compiti istituzionali, ma anche di elaborare, gestire e controllare la realizzazione di piani, programmi e progetti con personale adeguato. I Comuni devono essere obbligati ad investire parte dei ricavi provenienti dal taglio dei boschi per il miglioramento dei propri boschi e per realizzare i piani di gestione invece di ricorrere solo ai finanziamenti Regionali.
Sarà così possibile promuovere attività ad alto impiego di manodopera aumentando l'occupazione stabile e combattendo la marginalità sociale che nella regione ha raggiunto percentuali altissime.
L’Aquila
25 agosto 2020
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Valentina Venturi
Ufficio stampa GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane
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