Continua l'odissea dei 40 lavoratori, ex dipendenti di Coopertone, passati poi a NCV per gestire servizi affidati dal Comune a Tper e da questa sub-appaltati, ed ora messi sulla strada alla faccia di accordi e clausole di garanzia sottoscritte in questi anni.
E soprattutto alla faccia delle mille dichiarazioni di Tper e del Comune di Bologna sulla salvaguardia dell'occupazione da loro ogni volta dichiarata pubblicamente.
Stamane, al tavolo di crisi convocato in Provincia, oltre ad una parziale soluzione per una parte dei lavoratori licenziati, già sottoscritta, ma oggi ambiguamente rimessa in discussione, da Tper è venuta solo l'ennesima e sconcertante dichiarazione di “comprensione” per le lettere di licenziamento inviate.
Dal Comune, nelle parole del Dott. Montalto, abbiamo ricevuto semplicemente una nuova dichiarazione di non responsabilità dell'Amministrazione, di fronte al licenziamento di lavoratori che svolgono un servizio voluto dal Comune stesso e necessario alla città e di fronte a lavoratori che stanno subendo le conseguenze di una gestione di questi appalti quantomeno priva di veri controlli da parte di chi li ha attivati.
Mentre le responsabilità di questa vicenda vengono dimenticate, gli unici a pagare rischiano di essere di nuovo i dipendenti.
Il tavolo Provinciale, di fronte all'assenza di soluzioni che in questi giorni erano state promesse pubblicamente da tutte le Istituzioni locali, dal Comune alla Regione stessa, è stato ri-convocato per il novembre, nel tentativo di trovare, nei pochi giorni che restano, una soluzione che rispetti le garanzie occupazionali già prese e assicuri il mantenimento dell'occupazione per tutti i lavoratori coinvolti.
Inevitabilmente continuerà la vertenza sindacale per impedire che anche solo una delle 40 famiglie coinvolte resti senza un futuro.
Domani i lavoratori si riuniranno in assemblea per decidere le iniziative di lotta necessarie per ottenere le soluzioni loro promesse e tante volte sottoscritte.
Bologna, 11 novembre 2014
USB Lavoro Privato
Sebastiano Taumaturgo