Alle origini del blocco della contrattazione: il vincolo del pareggio di bilancio in Costituzione
Il suo superamento come precondizione per riaprire una stagione nuova nel settore pubblico
A dicembre 2018 scadrà questa tornata contrattuale e si riaprirà la partita per i rinnovi. Dentro le compatibilità economiche inserite in Costituzione, gli stanziamenti per i nuovi rinnovi contrattuali non potranno che seguire l’umiliante scia della tornata contrattuale appena terminata.
La penetrazione del pareggio in bilancio nelle politiche dei rinnovi contrattuali pubblici, d’altronde, è stata ben rappresentata nella sentenza della Corte Costituzionale del 2015 la quale, pronunciandosi in materia di rinnovo dei contratti pubblici, ha riconosciuto l’illegittimità costituzionale del blocco ma senza effetti per il periodo pregresso, quindi precludendo la possibilità di percepire gli arretrati. Ciò in quanto la Corte ha tenuto conto dell’interesse collettivo al contenimento della spesa pubblica misura “oggi più stringente, in seguito all’introduzione nella carta dell’obbligo di pareggio in bilancio”
L’articolo 81 diventa il principio guida che si pone al di sopra dei diritti costituzionali e, quindi, considerato che la sacrosanta corresponsione degli arretrati avrebbe comportato una maggiore spesa pubblica tale da rendere impossibile il pareggio di bilancio, quel diritto deve cedere il passo e cessare di esistere.
Usb insieme ad Eurostop ed altre associazioni lo scorso 4 dicembre - proprio nel giorno dell'anniversario della vittoria del NO al Referendum Costituzionale voluto da Renzi - ha depositato in Cassazione il testo di una Legge di Iniziativa Popolare per cancellare l'articolo 81 come modificato dal Governo e ripristinare il testo in vigore prima della modifica.
I diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione (diritto alla salute, diritto alla pensione, diritto all’istruzione, diritto al lavoro) vengono cancellati perché l’imposizione del pareggio in bilancio preclude interventi a sostegno dell’economia che, invece, sarebbero a maggior ragione necessari in una fase di recessione come quella che oramai attraversiamo da un decennio.
Ebbene la miseria che ci è stata erogata in termini salariali nell’ultimo rinnovo contrattuale è proprio figlia della logica del pareggio in bilancio per cui sul settore pubblico e più in generale sui lavoratori pubblici, non bisogna investire ma, al contrario, fare cassa per far quadrare i conti.
L’eterna spending review discende da qui: in nome dell’equilibrio dei bilanci si ridimensionano i servizi e una volta ridotti all’osso si accollano le responsabilità ai lavoratori e si spalancano le porte alla privatizzazione.
Perfettamente consapevoli che senza una messa in discussione delle compatibilità economiche non solo non si riuscirà a capovolgere la spirale del briciolesimo salariale ma si guarderà impotenti alla progressiva erosione dello Stato di diritto abbiamo pensato di organizzare un’Assemblea per fare il punto, oltre che sulla situazione delle Agenzie Fiscali in materia di Progressioni economiche, accordi sul salario accessorio, posizioni organizzative e incarichi di responsabilità, anche sulle vere ragioni del blocco della contrattazione. Siete tutt*invitat*all’
Assemblea Regionale
Lavoratrici e Lavoratori Agenzie Fiscali Lombardia e RTS (MEF)
Mercoledì 11 aprile dalle h. 09.30 alle h. 13.30
Aula Videoconferenze Agenzie delle Entrate Via della Moscova 4 Milano
All’Assemblea saranno presenti:
§ Giuliana Commisso: Ricercatrice sociologia economica Università della Calabria
§ Alessandro Giannelli: Esecutivo Nazionale USB Agenzie Fiscali
§ Le candidate e i candidati USB
Coordina: Dafne Anastasi – Esecutivo Regionale Agenzie Fiscali USB Lombardia
Durante l’Assemblea sarà presente un banchetto per la raccolta delle firme Legge iniziativa popolare per l’abolizione del pareggio di bilancio