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L'RdB/CUB ad EXIT su La7

Nazionale,

Sparisce dalla scena la sinistra ed ecco che le rappresentanze di base fanno  la loro apparizione su La7.

Sembrerà un caso, ma i fatti confermano la nostra tesi. E’ una prassi oramai consolidata  la destra,  in precedenza, si è già dimostrata più democratica della sinistra, e appena prima che si insedi il nuovo governo, ecco che, sul piccolo schermo, l’RdB/CUB diventa soggetto sindacale. Le ragioni o le dinamiche della cosiddetta sinistra le conosciamo abbastanza bene, per loro i riferimenti non sono i lavoratori in generale, ma bensì le loro centrali sindacali che fanno da sponda o da cinghia di trasmissione alla politica, quella politica fatta di tagli e ristrutturazioni che passano attraverso i lavoratori. Questo evento, considerate le premesse con le quali ci avviamo alla XVI legislatura, non è in grado comunque di farci fare i salti  di gioia, tuttavia prendiamo atto di questo momento di discontinuità con il recente passato, e vedremo poi in futuro se la destra sarà in grado di mantenere un livello di discussione con tutte le organizzazioni sindacali compreso il sindacalismo di base. Il momento difficile, che il mondo del lavoro sta attraversando, è segnato dalla crisi delle confederazioni sindacali di Stato, poiché la confindustria già da tempo si fa paladina dei lavoratori. Oggi una crisi ancora più marcata,  basti pensare che, invece di sperticarsi in determinazioni funzionali alla valorizzazione dei lavoratori, si sono solo preoccuparti di sottoscrivere un appello a favore dei poteri politici di sinistra, che in questi anni hanno distrutto la pubblica amministrazione. Il risultato si commenta da solo! Come se non bastasse oggi hanno aperto con i loro accordi sul welfare, memorandum, previdenza privatizzazioni ecc, una autostrada di riforme che penalizzerà ulteriormente la condizione dei lavoratori.  È una cosa anomala vedere gli imprenditori offrire più salario, è altresì una cosa anomala che le OO.SS concertative si facciano superare a sinistra da confindustria. Noi la leggiamo  come un attacco al mondo del lavoro tutto, dove il sindacato è arretrato ed al posto suo si è fatto avanti l’imprenditore, snaturando di fatto le relazioni sindacali e buttando a mare  diritti e tutele. Il disegno confindustriale definito da Beretta  ci fa immaginare  scenari  visti solo all’ epoca della rivoluzione industriale. La storia dovrebbe servire ad insegnare qualcosa, ma  per alcuni piuttosto ha svolto il ruolo di cattiva consigliera.  Il rilancio dell’economia italiana secondo gli industriali deve passare attraverso la detassazione degli straordinari e purtroppo, sembra, che il governo entrante la pensi allo stesso modo.  La ricetta che ci viene proposta è lavorare di più per guadagnare di più. Non serve il poco edificante primato italiano, per morti sul lavoro in Europa, a far riflettere i nostri datori, i quali non vogliono spendere quattrini in sicurezza sul lavoro (e pretendono di non essere sanzionati se non rispettano le norme), non vogliono spendere in ricerca, sono poco inclini ad investire e tutto ciò che vogliono è che si lavori di più a parità di occupazione (o addirittura con meno occupazione), per risparmiare sul costo del lavoro e massimizzare il “loro” dannato profitto. I nostri imprenditori non vogliono costi e perciò  li spalmano sulla pelle dei lavoratori. Nella trasmissione EXIT si è parlato in particolare di fannulloni ormai non vengono più chiamati dipendenti pubblici, RdB/CUB a parte. La conduttrice D’Amico  ha sollecitato il  rappresentante della Cgil a non citare settori specifici della PA, ha voluto farne, di tutti i settori del pubblico impiego, un grande  fascio. Sacconi Maurizio si scaglia contro le rappresentanze di  base affermando che siamo “conservatori”, probabilmente per il fatto che, quando è stato al ministero del lavoro, non gli abbiamo permesso di affossare il lavoro pubblico. Lo stesso inneggia alla gerarchizzazione, per noi affermazioni che non sono di buon auspicio, pensando che vengono da destra (si magnifica la statalizzazione della società ancora prima di avere tra le mani  le redini di governo). Avevamo già anticipato che mala tempora currunt .. oggi replichiamo che “tempi ancora più  duri, di quelli che ci  lasciamo alle spalle, sono già alle porte”!