Alla ProSus di Vescovato (CR) i padroni hanno aperto le celle dove si surgelano i prodotti nel tentativo di "surgelare" gli scioperanti, arrampicati sui macchinari in difesa del posto di lavoro. Un'azione criminale che avrebbe potuto causare incidenti mortali.
Il macello ProSus di Cremona, leader nella produzione del prosciutto crudo di Parma, è in vendita per pagare i debiti allegramente fatti da soci e manager. Per ricavare il massimo profitto che fanno? Vendono gli stabilimenti riducendo all'osso il personale: un’infamia chiamata "contenimento del costo del lavoro". Pertanto disdicono gli appalti, che le cooperative farlocche trasformano in licenziamenti, mentre mettono in cassa integrazione i dipendenti diretti con stipendi che arrivano a 600€ mensili, costringendoli ad andarsene per cercare più dignitose fonti di sopravvivenza.
Contro queste ciniche strategie i lavoratori, disperati, hanno scelto una forma di lotta molto radicale: hanno simbolicamente abbracciato i loro posti di lavoro arrampicandosi su quelle "giostre", le catene produttive a cui sono appese le mezzene dei maiali, a cui hanno dedicato decine di anni di lavoro.
Alcuni servi prezzolati, per dissuaderli, hanno spalancato le celle frigorifere vuote con temperature a decine di gradi sottozero nel tentativo di rendere quegli ambienti insopportabili per gli scioperanti, con il rischio che il fortissimo abbassamento delle temperature producesse la caduta da altezze che non avrebbero lasciato scampo.
La resistenza operaia non si piega, resisteremo un minuto in più dei padroni!
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