La manovra di Tremonti ha introdotto l’obbligo di versamento del “contributo unificato” anche per le cause di lavoro e previdenziali sin dal primo grado di giudizio. Per impugnare un licenziamento un lavoratore dovrebbe pagare circa 500 Euro.
“E’ una tassa odiosa da eliminare – mette in chiaro Emidia Papi, dell’Esecutivo Nazionale USB – le cause di lavoro erano esentate dal pagamento del ‘contributo unificato’ in quanto il lavoratore era riconosciuto come parte debole di fronte alle aziende. Ora, se pur diversificata secondo il reddito del lavoratore e secondo il valore della causa, questa tassa va a ledere un diritto fondamentale. Inoltre, avendo effetto immediato, sta già procurando gravi danni ai lavoratori con blocchi dell’avvio delle cause e richieste di pagamento”.
Prosegue la dirigente USB: “Dopo il Collegato Lavoro, che ha introdotto scadenze capestro per impugnare i licenziamenti ed i contratti precari, con questo provvedimento il Governo vorrebbe rastrellare 103 milioni di Euro sulla pelle dei lavoratori e dei precari in causa. Un grave motivo in più per contestare e respingere una manovra iniqua e ammazza diritti”.
“Per questo - conclude Papi – abbiamo avviato una campagna di protesta, invitando tutti i lavoratori ad inondare le caselle di posta dei membri della commissione Bilancio del Senato per chiedere l’accantonamento del comma 6 dell’ art. 37 del D.L. 98/2011, in cui è prevista l’odiosa tassa, ed il ripristino della gratuità del processo di lavoro e previdenziale”.
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