(39/22) Finora nelle assemblee in cui è stato spiegato il Contratto collettivo nazionale di lavoro 2019-2021, siglato in ipotesi lo scorso 5 gennaio da CGIL-CISL-UIL-CONFSAL UNSA-FLP-CONFINTESA, solo noi abbiamo lanciato l’allarme in merito ai limiti imposti alla norma di prima applicazione, prevista dall’art. 3 del DL 80/2021 e recepita successivamente dal CCNL Funzioni Centrali, riguardante la possibilità di transitare all’area superiore entro dicembre 2024 in deroga al possesso del titolo di studio richiesto per l’accesso dall’esterno all’area superiore.
L’ipotesi di Contratto collettivo all’art. 18 prevede che il nuovo sistema di classificazione entri in vigore 5 mesi dopo la firma definitiva del contratto. Solo successivamente a quella scadenza potranno essere bandite selezioni che valorizzino l’esperienza professionale maturata ed effettivamente utilizzata dalla singola amministrazione attraverso procedure selettive alle quali potrà partecipare:
- Per il passaggio dall’area degli Operatori (ex A) a quella degli Assistenti (ex B) chi è in possesso di diploma di scuola media secondaria di secondo grado e almeno 5 anni di anzianità nell’area di provenienza o chi ha assolto all’obbligo scolastico ed abbia almeno 8 anni di anzianità nell’area;
- Per il passaggio dall’area degli Assistenti (ex B) a quella dei Funzionari (ex C) chi è in possesso di laurea triennale e almeno 5 anni di anzianità nell’area o chi sia in possesso del diploma di scuola media secondaria di secondo grado e 10 anni di esperienza nell’area di provenienza.
Le procedure si baseranno sui seguenti criteri, ciascuno con un peso non inferiore al 25%:
- Esperienza maturata nell’area di provenienza (anzianità di servizio);
- Titolo di studio;
- Competenze professionali acquisite tramite percorsi formativi, competenze certificate (competenze informatiche e linguistiche), competenze acquisite nei contesti lavorativi e abilitazioni professionali.
Le progressioni saranno finanziate anche tramite l’utilizzo di risorse appositamente stanziate nella Legge di Stabilità 2022.
Quindi, ipotizzando la firma definitiva del contratto entro aprile e calcolando i cinque mesi necessari per il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento, ragionevolmente si potrà cominciare a parlare di selezioni relative alla norma di prima applicazione non prima di ottobre 2022. A quel punto mancheranno poco più di due anni alla scadenza prevista dal contratto (dicembre 2024) per poter fare i passaggi in deroga al possesso del titolo di studio richiesto per l’accesso dall’esterno all’area superiore.
Veniamo ora alle difficoltà che bisognerà affrontare. Il DL 80/2021 prevede che tali passaggi siano finanziati con le risorse previste per le assunzioni a tempo indeterminato a legislazione vigente. Questo significa che l’Amministrazione dovrà finanziare i passaggi di area con una parte delle risorse destinate ad assunzioni, nel limite del 50% previsto dalla norma di rango costituzionale. Facciamo esempi pratici. Attualmente l’area C dell’INPS presenta una carenza di 2.644 unità. È stato bandito un concorso per 1.865 consulenti della protezione sociale. Il personale di area B è di circa 3.100 unità, al netto di chi è laureato ed è in attesa di transitare in area C con il nuovo DPCM di autorizzazione alle assunzioni e ai passaggi. Siamo sicuri che entro il 2024 tutto il personale di area B trovi spazio in area C? Siamo sicuri che i vertici dell’Istituto siano disposti ad autorizzare il massimo dei passaggi possibili sottraendo risorse alle assunzioni? Sono dubbi legittimi, che valgono ancora di più per il passaggio dall’area A all’area B, perché necessitano della previsione di un consistente numero di assunzioni in area B, assunzioni che finora i vertici si sono rifiutati di prevedere.
Spiegare la realtà, rappresentare le difficoltà che incontreremo nell’applicazione della norma di prima applicazione non vuol dire condividerne i limiti, anzi, esattamente il contrario. Occorre essere consapevoli delle difficoltà per affrontarle tutti insieme e, se necessario, farsi sentire dall’Amministrazione centrale e dai vertici dell’ente, perché noi abbiamo fortemente voluto che questa possibilità si realizzasse. Per la verità, avremmo voluto una norma contrattuale non a tempo ma definitiva, che assicurasse il diritto alla carriera a tutti, indipendentemente dal titolo di studio posseduto, perché siamo convinti che una volta entrati nei ruoli dell’INPS quello che debba valere per fare carriera sia la professionalità acquisita e l’impegno personale. Al titolo di studio è giusto assegnare un punteggio all’interno delle selezioni, ma non è giusto che diventi il discrimine tra chi ha i titoli e chi no per essere ammessi alle selezioni.
Ci batteremo fino alla fine perché tutti i lavoratori delle aree A e B attualmente in servizio transitino all’area superiore, ma rappresentare le difficoltà che presenta la norma era nostro dovere, mentre sappiamo che altri sindacati stanno rassicurando gli interessati asserendo di aver sconfitto il mansionismo. Ebbene, anche se tutti i lavoratori delle aree A e B transitassero nell’area superiore il mansionismo non sarebbe sconfitto, perché i colleghi attualmente in area A continuerebbero a svolgere mansioni di area C pur collocati in area B (area degli Assistenti) e i neoassunti nell’area degli Assistenti sarebbero dei nuovi mansionisti. La norma di prima applicazione è dunque una norma positiva ma parziale, che non risolve il mansionismo alla radice e in via definitiva.
Ci avrebbe dovuto pensare il Contratto collettivo, ma le divisioni sindacali e la mancanza di volontà della maggior parte di coloro che dovrebbero tutelare l’interesse dei lavoratori ha impedito che si facessero scelte più coraggiose, ispirate al riconoscimento del lavoro effettivamente svolto e non solo del titolo di studio posseduto. Sono verità scomode, lo comprendiamo, che solo noi vi rappresentiamo mentre altri preferiscono nascondere la polvere e le loro responsabilità sotto il tappeto. Noi continueremo a batterci perché il mansionismo sia definitivamente sconfitto.