Icona Facebook Icona Twitter Icona Instagram Icona Telegram Icona Youtube Icona Rss

Comunicati Stampa

MIGRANTI: REGIONE LAZIO GARANTISCA DIRITTO ALLA SALUTE

Roma,

Direzioni Asl vigilino su applicazioni arbitrarie del pacchetto sicurezza

Sono già due le vittime di un pacchetto sicurezza che, nonostante non sia stato ancora approvato, prevede la possibilità di segnalazione dei migranti irregolari da parte del personale sanitario. Due settimane fa la prima vittima, una giovane donna nigeriana morta di tubercolosi  per la paura di richiedere le cure in ospedale,  ed ora il caso della donna ivoriana denunciata dai “zelanti” medici del Fate Bene Fratelli di Napoli dove si era recata per partorire, alla quale, nonostante fosse in attesa del riconoscimento dell’asilo politico, è stato sottratto il bambino per 10 giorni in attesa degli accertamenti.

“Questo è il risultato di una norma razzista che, seppur non ancora approvata e nonostante  la contrarietà della maggioranza del personale sanitario, sta già producendo effetti vergognosi”, dichiara Licia Pera, del Coordinamento RdB-CUB Sanità del Lazio. “Questa norma avrà effetti devastanti sulla salute dei migranti e in particolare delle donne, che si vedranno costrette a ricorrere ad una sanità parallela, sia nel caso scelgano di partorire che in quello che decidano di interrompere la gravidanza. In questo modo, oltre al diritto alla salute, vengono lesi anche i diritti dell’infanzia: qualcuno si è chiesto che fine faranno i bimbi nati dalle irregolari?”

“Chiediamo che la Regione Lazio prenda una posizione netta al riguardo - continua la sindacalista RdB -  inviando una circolare a tutte le Aziende Sanitarie della Regione nella quale si ribadisca con forza il diritto alla salute e alle cure per tutte e tutti senza alcuna distinzione. Le Direzioni Aziendali devono inoltre informare chiaramente i migranti che si recano nelle strutture sanitarie che non verranno denunciati, e debbono vigilare affinché nessun operatore si renda responsabile dell’applicazione arbitraria di una norma razzista e non ancora approvata”, conclude Pera.