Aveva 47 anni Giovanni, operaio, lavorava come Lsu (ironia della sorte, era stato appena contrattualizzato per un anno, a partire da gennaio 2015) nel comune di San Lorenzo (RC), da 18 anni addetto all’impianto idrico e ad altre attività utili alla nostra collettività.
Aveva sempre lottato e sostenuto le lotte con USB e lottava per i propri diritti, calpestati tutti i giorni, a fianco del sindacato che ne ha sempre sostenuto e condiviso le battaglie.
Era solo durante il suo servizio ed è caduto in un pozzetto, senza che ci fosse nessuno accanto per prestargli soccorso.
E’ morto così Giovanni ed il suo funerale è stato celebrato (altra ironia) il 1° maggio la festa del lavoro, senza nessuna autorità a rendergli omaggio e nel totale silenzio delle istituzioni e della politica.
L’infortunio e la morte sul lavoro di un precario Lsu, ha evidentemente meno valore rispetto a casi analoghi, così la famiglia, moglie e figlio di 6 anni, è stata lasciata sola di fronte al dolore e all’incognita del futuro: infatti, dramma nel dramma, i familiari di un Lsu non hanno diritto a nessuna pensione, neppure a seguito di una morte per infortunio sul lavoro.
Le nostre denunce di sempre, si sono drammaticamente rese attuali: un lavoratore Lsu o Lpu, anche se lavora per lo Stato e lo fa da 18 anni, è comunque un lavoratore in nero!
Una vergogna indescrivibile.
Dopo i primi momenti di sconcerto per quanto accaduto e nel rispetto del dolore della famiglia, abbiamo un obbligo morale nei confronti di Giovanni e dei suoi colleghi, quello di continuare a denunciare lo sfruttamento di tutti i lavoratori senza tutele e senza garanzie.
USB, lista a lutto la sua bandiera, è al fianco della famiglia di Giovanni e si adopererà concretamente per sostenerla, portando il caso all’attenzione dell’Istituto previdenziale, per individuare se e quali strade possano essere percorse perché al dramma della sua scomparsa, non si aggiunga la disperazione di una famiglia senza futuro.