Sono passate quasi 2 settimane dall’ultima morte sul lavoro nel viterbese, e già non se ne ricorda neppure il nome, dichiara Lino ROCCHI della USB Viterbo, noi lo ricordiamo, come teniamo ben presente il nome di tutti i 617 morti al 29 novembre, anzi, se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere o sulle strade, si arriva a contare più di 1050 morti.
Oltre il 15% di queste vittime, lavoravano in nero od erano già in pensione, ed è incalcolabile il numero delle vittime sul lavoro, se si tiene conto della “Strada”, la strada può essere considerata un trait d’union che accomuna i lavoratori di tutti i settori e che risente più di tutti gli altri della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, dello stress e dei turni pesanti in orari in cui occorrerebbe dormire. Purtroppo è impossibile sapere quanti sono i lavoratori pendolari sud-centro nord, centro nord-sud, soprattutto edili meridionali, che lavorano in nero o in grigio e che muoiono sulle strade percorrendo diverse centinaia di km nel tragitto casa, lavoro è che vengono “archiviati” come generici “incidenti stradali”.
Noi auspichiamo che Giuseppe Delle Monache, operaio di Soriano nel Cimino, sia l’ultimo eroe di questa guerra infinita, prosegue Rocchi, 194 morti dall’inizio dell’anno in agricoltura, 163 nell’edilizia, 71 nell’industria, 43 nell’autotrasporto e via di seguito, ditemi se questo non è un bollettino di guerra, 9 sono stati i nostri ragazzi morti in Afghanistan dall'inizio dell'anno è ora di cambiare registro.
Manca ancora una vera cultura della sicurezza, pur essendo in vigore dal 2008 il Dlgs n.81 denominato Testo Unico per la sicurezza, che rappresenta una legislazione di sicurezza all’avanguardia in Europa, le aziende, perlomeno alcune, tendono a considerare la sicurezza sul lavoro come un costo aggiuntivo, in una mera ottica di profitto e non un valore aggiunto di qualificazione della propria attività.
L’assenza di attenzione a questo problema, che periodicamente funesta la società civile, è legata a una scarsa informazione e alla mancanza di una formazione specifica che interessi il datore di lavoro, i lavoratori ed i preposti al controllo del rispetto delle norme, di sicurezza bisognerebbe parlare ogni giorno dell’anno e non solo in occasione di questi tragici eventi.
In provincia di Viterbo sono state 6 le morti dall’inizio dell’anno, conclude Rocchi, non possiamo solo denunciare questa situazione dobbiamo agire, noi chiediamo alla Provincia di Viterbo di farsi promotrice di un tavolo che comprenda tutte le parti sociali, tutte le associazioni datoriali, la camera di commercio, il Ministero del lavoro, la provincia, i comuni e le forze dell’ordine preposte ai controlli sul territorio, per affrontare questo scottante tema, occorre far presto ed occorre far bene, ogni vita è preziosa e non può essere spezzata per portare a casa un pezzo di pane.