Mentre da oltre 15 giorni vanno avanti i presidi di fronte ai piazzali Bertani, alla sponda est della Darsena Toscana e in Sintermar con blocchi e rallentamenti della circolazione, questa mattina MT Logistica ha annunciato di aver attivato la procedura di fallimento. Sarà quindi nominato un curatore fallimentare che dovrà prendere in mano la situazione debitoria approvando direttamente gli eventuali pagamenti. Tradotto: l'ultimo stipendio e il TFR dei lavoratori sono a rischio e i tempi per l'erogazione si allungano. Dopo il licenziamento un altro colpo per gli ex dipendenti MT.
Non smetteremo mai di ripeterlo. Al di là delle evidenti responsabilità imprenditoriali della dirigenza MT, concentrare la critica solo su questo soggetto è sbagliato e controproducente. Diventano invece sempre più evidenti le responsabilità della committenza, e quindi di Bertani, che ha costruito un sistema di appalto non sostenibile dal punto di vista economico. O meglio, sostenibile solo e soltanto se i lavoratori avessero accettato salari da fame e flessibilità aggiuntiva (nonché rimodulazione della malattia e delle ferie).
Il sistema di appalto vede altri due soggetti ancora legati a Bertani di cui uno, la coop CPM, che applica il contratto multiservizi invece che quello della logistica con stipendi inferiori anche di 400 euro al mese. Due soggetti riconducibili alla stessa figura, Alessandro Martini, che da una parte dichiara fallimento e dall'altra mantiene, evidentemente, rapporti stretti con la committenza.
USB sta portando avanti questa vertenza a fianco dei lavoratori MT per ottenere immediatamente il reintegro e, oltre ai presidi quotidiani, ha avviato una serie di confronti con le istituzioni locali e regionali per arrivare a questo risultato. Utile, a questo punto, fare chiarezza su alcuni aspetti. La protesta che va avanti da giorni non è contro i lavoratori CPM. Mettere in discussione questo sistema vuol dire cercare almeno di renderlo sostenibile. USB è fermamente contraria al meccanismo degli appalti ma in questa situazione lottiamo affinché a tutti i lavoratori sia garantito un salario giusto e carichi di lavoro sostenibili. Finché sul quel piazzale ci saranno lavoratori che guadagnano 900 euro per 10 ore di lavoro Bertani sarà legittimato a proseguire per questa strada.
Il reintegro dei lavoratori MT licenziati è condizionato anche e soprattutto all'ottenimento di questo risultato. Non si può pensare di accettare un "livellamento" verso il basso per poter lavorare ma al contrario deve passare il principio "stesso lavoro stesso salario". Nessuno si salva da solo. Siamo anche solidali con gli autisti Bertani che ormai da 15 giorni e oltre sono chiamati a sostituire i lavoratori MT. Costretti a dormire sui camion lontani dalla loro sede normale di lavoro.
Di fronte a questo scenario di evidente scontro sindacale (non certo voluto dai lavoratori e dal sindacato) la protesta deve andare avanti coinvolgendo tutti gli altri settori, a partire dal porto, in un'unica vertenza contro gli appalti a ribasso e i licenziamenti. Le istituzioni non possono continuare a far finta di nulla mentre su dei piazzali ci sono 25 lavoratori licenziati e altri 50 che lavorano dalla mattina alla sera con un contratto non "regolare". A Livorno chi comanda? Bertani?
USB continuerà a sostenere il presidio permanente e invita i propri iscritti e simpatizzanti a partecipare e portare la propria solidarietà. Un primo importante momento di confronto tra lavoratori di diversi settori legati all'ambito portuale e della logistica in appalto, ci sarà venerdì 14 gennaio dalle ore 15 presso il Varco Valessini. In quell'occasione decideremo insieme ai lavoratori quali iniziative mettere in campo per sostenere questa e tutte le altre vertenze aperte.
USB Livorno