Un operaio di 32 anni, Girolamo Di Maio, è morto il 20 Maggio 2008 alla Marcegaglia di Casalmaggiore (in provincia di Cremona), stabilimento del gruppo di proprietà dell'omonima Emma, la neopresidente della Confindustria. L'incidente è avvenuto nel corso del primo turno di lavoro. Il giovane, stando a quanto riferiscono i primi lanci di agenzia, sarebbe rimasto schiacciato da un pacco di tubi d'acciaio caduti improvvisamente da un supporto.
I lavoratori della fabbrica hanno indetto per mercoledì 21 un'assemblea, mentre il coordinamento sindacale nazionale ha proclamato per lo stesso giorno un'ora di sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo Marcegaglia.
L'incidente è stato commentato da Emma Marcegaglia: "Oggi - ha detto l'imprenditrice - è una giornata molto triste: in uno stabilimento del mio gruppo c'e stato un incidente mortale. Una tragedia che mi rende terribilmente triste". "Alla famiglia va tutta la mia solidarietà - ha aggiunto - e riaffermo come imprenditrice e come presidente di Confindustria che l'impegno sulla sicurezza sarà fortissimo. E' un gravissimo problema del Paese. Noi vogliamo avere un ruolo fortissimo".
Così la notizia su un giornale.
22 Maggio
Vediamo su tutti i giornali il suo sorriso smagliante a 32 denti, E’ il giorno dell’incoronazione al vertice di Confindustria dopo che, ieri, l’assemblea privata degli industriali l’ha nominata presidente con un voto plebiscitario.
Evidentemente gli industriali non hanno nessun problema ad avere a capo della Confindustria un personaggio proprietario di industrie dove la morte è appena passata a far visita, dove un operaio si è alzato al mattino per andare a lavorare e non è più tornato a casa. Ma si sa. Il danaro non ha odore, e questi sono rischi del mestiere. Solo che li corrono altri, per poche centinaia di euro al mese. Un paese normale basato sul rispetto della vita e del lavoro non dovrebbe tollerare una cosa simile: il capo degli industriali con un morto in casa. Ma in Italia le morti sul lavoro sono fatti tragici dovuti al caso, e non sono mai per mancato rispetto della sicurezza nei luoghi di lavoro, per turni massacranti, perché lo stipendio non basta e bisogna lavorare di più, e fare straordinari; perché la 626 non è stata rispettata. Perché si fanno le cose a discapito della sicurezza.
Signora Emma, il suo inizio è funesto e il suo sorriso non ci convince. Come le sue lacrime. Le parole di circostanza sono già archiviate e ora si gode il suo momento di gloria. Non conosce il dolore della morte sul lavoro, della emigrazione, dello stipendio che non basta per arrivare a fine mese, la fatica del lavoro anche quando si è stanchi perché le giornate sono lunghe e sempre le stesse.
23 Maggio
Il suo programma è sui giornali.
“Basta veti, l’Italia rinasca” . Bello. Peccato che oltre mille lavoratori muoiono all’anno per vivere, mentre centinaia di migliaia subiscono infortuni. Nel suo programma della sicurezza non se ne fa parola.
Il suo programma: riportare i lavoratori al tempo della pietra. Riforma dei contratti (così i recuperi salariali andranno alle calende greche), ritorno al nucleare (non ha sentito parlare di eolico, solare, idrogeno? E della salute delle popolazioni?), aumento della produttività (già, perché il lavoratore è da spremere come un limone), attacco ai fannulloni che si annidano nella pubblica amministrazione (ancora luoghi comuni e banalità. I dati perché non li cita, presidentessa?) la richiesta di un fisco meno oppressivo ed invasivo sulle piccole e medie imprese. Ma questa sembra una barzelletta: il giornale Libero riportava il 21 Maggio 2008 i redditi medi dei dipendenti (18.531 euro), dei lavoratori autonomi (32.809 euro) degli imprenditori (14.011 euro) e dei pensionati (12.514 euro) per l’anno 2005. E che circa 11 milioni di italiani non pagano le tasse.
E da non dimenticare: la categoria dei lavoratori dipendenti, insieme a quella dei pensionati, costituisce l’80% dei redditi dichiarati nel 2006 in Italia (Messaggero- Udine del 18 Maggio 2008).
Basta raccontare favole ai lavoratori e ai pensionati di questo paese. I lavoratori vogliono sicurezza sul lavoro. Tempi di riposo congrui. Salari adeguati e non cottimo e alta produttività che va sempre a scapito della sicurezza. Non abbiamo sentito parlare di salari bassi, di famiglie che non arrivano a fine mese, di lavoro precario che non permette di costruirsi un progetto di vita nella presentazione del suo programma.
Cara Emma, per me il feeling con il presidente della Confindustria è già finito.
Lei non ci rappresenta. Racconta un paese che non esiste. Piega le analisi alle sue esigenze, alla ricerca del consenso nei media. La sua cultura è devastante. Spinge verso la soglia della povertà e verso l’emarginazione milioni di persone, in nome del profitto.
Uomo o donna a capo della Confindustria, nulla cambia.
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Federico Carboni