Avete mai pensato che è per l’emergenza clima se milioni di persone (e quelli sono solo i sopravvissuti) l’anno scorso hanno perso tutto quello che avevano?
Sono questi i risultati del rapporto del Norwegian Refugee Council’s Internal Displacement Monitoring Centre e sono alquanto inquietanti. Si ha così la conferma di quanto non si possa perdere più tempo in materia di inquinamento e di effetti sul clima; nel 2013, dice il rapporto, vi sono stati ben 22 milioni di sfollati per effetto di disastri naturali (tre volte più alto degli sfollati in seguito ad un conflitto armato), mentre, se si guarda al lungo termine, dal 1970 a oggi si è quadruplicato il numero delle persone che hanno dovuto lasciare le loro case in seguito a catastrofi naturali.
Il continente più flagellato è l’Asia, dove si sono consumati quasi tutti i disastri che hanno determinato il maggior numero di senzatetto. In questo continente, lo scorso anno, ben 19 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro case per il tifone Haiyan e di queste 4,1 milioni solo nelle Filippine.
Ma se i Paesi in via di sviluppo piangono, quelli industrializzati non ridono: negli Stati Uniti, ad esempio, sono 218.500 le persone rimaste senza casa dopo i tornado che hanno colpito l’Oklahoma nel 2013.
Ma anche in Italia abbiamo dovuto fare i conti con continue alluvioni, frane e mareggiate. Specie il Nord est, ma anche Lombardia, Toscana, Emilia Romagna e Liguria. Mentre al Sud particolarmente colpita è stata la Basilicata e in Puglia la zona di Peschici.
Per questo motivo non dobbiamo ritenere quello degli sfollati per l’emergenza clima un problema a noi lontano ma cominciare a pensare che rappresenta un problema reale la cui risoluzione si fa sempre più pressante, per il bene del nostro Pianeta e per la nostra stessa sopravvivenza.