Ci viene da dire “da che pulpito viene la predica”!!! Se l’argomento non fosse maledettamente serio, ci sarebbe da riderci sopra…….
In data 11 novembre 2010 è stato approvato con Ordinanza Commissariale n. 0565-10 il cosiddetto “Codice Etico”.
Tale Codice, tra le sue varie articolazioni, presenta, a nostro giudizio, delle aberrazioni che intendono limitare pesantemente le libertà individuali di tutti quei soggetti che operano, a vario titolo, all’interno dell’Ente Pubblico/Associazione C.R.I.
Per entrare senza indugi nello specifico, facciamo riferimento a quanto riportato dall’art. 15, lettere k-l-m, dove si intenderebbe costringere i Lavoratori/Soci all’obbligo del silenzio, dell’omertà e alla rinuncia del dissenso in favore di una non meglio specificata discrezione e riservatezza.
Per ottenere un pieno asservimento e totale dedizione al Presidente o Commissario di turno, qualcuno ha architettato, con la piena complicità dell’Attuale Amministrazione, questo mostruoso strumento che più che ad un Codice Etico, somiglia paurosamente ad alcune Leggi del Ventennio di mussoliniana memoria.
Si è tentato (maldestramente) di assimilare questo Codice ad altri regolamenti (vedere il Codice europeo di buona condotta amministrativa) per fornire a questo “obbrobrio” una parvenza di legittimità nel tentativo di mascherare le vere intenzione di questa Amministrazione e cioè quella di mettere il bavaglio a tutti coloro che dissentono o che sono a conoscenza di comportamenti illeciti da parte dei Vertici di turno.
Ci teniamo a precisare che non esiste nessun regolamento o Codice, che vieti così pesantemente la libertà di espressione e di critica; chi vuole convincervi del contrario lo fa sicuramente in malafede e per porsi al riparo da eventuali denunce e/o accuse.
Qualcuno, intenzionalmente, dimentica quanto riportato dall’art. 21 della Costituzione Italiana e noi, volentieri, glielo rievochiamo: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione….».
Basta questa semplice frase per decretare l’illegittimità di questo Codice, almeno nella parte da noi rilevata.
Ci sarebbe molto da parlare e da dibattere su questo testo; sulla sua utilità, sulla sua omogeneità, sulla sua puntuale e corretta applicazione da parte dei Vertici (che predicano bene, ma razzolano male), ma ci limitiamo a quanto abbiamo appena denunciato con la convinzione che sia già abbastanza.
Ci preme fare un appello a tutti i Pubblici Dipendenti della C.R.I. (precari e Militari compresi) a non sottoscrivere in alcun modo questo Codice truffa per due semplici motivi: il primo è che si è già vincolati ai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro i quali già regolamentano i comportamenti a cui sono tenuti i Pubblici Dipendenti (Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni allegato al C.C.N.L. 2006-09) che comunque all’art. 11, comma 2, fanno salvo il diritto di esprimere valutazioni e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali e dei cittadini (per i Militari vale il Regolamento di disciplina militare); il secondo viene indicato dallo stesso Commissario Rocca quando afferma, nella sua Ordinanza, che il Codice Etico andrebbe sottoscritto contestualmente alla firma del contratto di assunzione e all’arruolamento per gli appartenenti al Corpo Militare.
Orbene, ci risulta che tutto il personale attualmente in servizio abbia già assolto alla sottoscrizione del contratto di assunzione e di arruolamento e che quindi non abbia nessun obbligo a firmare tale Codice.
Ci permettiamo, inoltre, di rivolgerci anche a quella parte di Soci che non vivono di luce riflessa del “potente” di turno, ma che credono ad una C.R.I. veramente democratica a cui si possa partecipare con spirito realmente critico e costruttivo in ossequio ai sette Principi Fondamentali di cui molti (tantissimi), si riempiono troppo spesso la bocca.
Con questo Codice si rischia di aderire ad una Associazione che, in caso di manifesta divergenza o di palese dissenso con la politica del Presidente o Commissario di turno, può in ogni momento allontanare il Socio facendo appello alle norme capestro di questo assurdo Codice Etico.
Siamo fermamente convinti che buona parte del mondo associativo, non condivide quanto riportato da questo Codice e pertanto rivolgiamo a loro un appello affinché denuncino, insieme a noi, il tentativo di ridurre al silenzio chi opera all’interno della C.R.I. associandosi contestualmente alla richiesta di ritiro o, in subordine, alla riformulazione di questo regolamento.
Ci piace concludere con un pensiero che è il cuore di quella Disobbedienza Civile descritta da Henry David Thoreau….«Una Legge ingiusta è una forma di violenza alle quale è doveroso ribellarsi, in modo pubblico e non violento».
U.S.B. Pubblico Impiego
Massimiliano Gesmini