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Comunicati generali Gli editoriali

NO al ricatto lavoro-salute: nazionalizzare l'ILVA di Taranto e chi ha lucrato sulla pelle della gente vada in galera

Nazionale,

Con le sue uscite da “esperto economista” il “ministro dell'inquinamento” Clini sembra tutelare tutto meno che la materia di cui è titolare, cioè l'ambiente.

L'attacco alla magistratura su questo caso nasconde decenni di reati, di incuria e di connivenze di gran parte degli attori di questa tragedia (padroni, governi, politica, sindacati e amministrazioni locali) che coinvolge decine di migliaia di lavoratori e centinaia di migliaia di cittadini.

Non cadere nella contraddizione tra lavoro e salute, tra occupazione e tutela dell'ambiente: questo è l'imperativo che deve emergere dalla vicenda ILVA e che deve essere esteso a tante altre situazioni simili che esistono nel nostro paese.
Non accettare questa assurda contrapposizione che non tiene conto che il lavoratore dell'ILVA è anche cittadino e che da lavoratore, ancor prima che da cittadino, vive una situazione di estremo pericolo per la sua salute.

Ciò che ad oggi sembra più che probabile è una non soluzione con perdite di posti di lavoro, ristrutturazioni parziali “all'italiana” con soldi pubblici regalati ai privati e provvedimenti che invece di ridurre drasticamente i rischi per la salute aumenteranno le soglie di sopportabilità del rischio stesso.

E invece si deve necessariamente pensare a soluzioni drastiche ed alternative.
Noi riteniamo che si debba varare un piano immediato che preveda i seguenti passaggi:

1) nazionalizzare l'ILVA senza alcun indennizzo alla proprietà che ha commesso crimini verso l'intera comunità;

2) proseguire le indagini e i processi senza alcun impedimento o pressione istituzionale e far pagare un prezzo alto, anche economico, a chi per anni ha continuato ad inquinare e fare profitti sulla pelle della gente;

3) fermare la produzione in quei reparti dove è necessario un intervento radicale di trasformazione e adeguamento di macchinari e procedure;

4) assicurare a tutti i lavoratori, compresi quelli dell'indotto, lo stesso reddito precedente attraverso la cassa integrazione e un'ulteriore integrazione a carico di proprietà e stato sino al precedente livello stipendiale;

5) utilizzo comunque dei lavoratori ILVA e dell'indotto, dopo la necessaria formazione, per il lavoro di disinquinamento, ristrutturazione degli impianti e riqualificazione delle aree;

6) successivo riavvio complessivo degli impianti.

Chi ha sbagliato, chi ha lucrato, chi ha determinato la morte di centinaia di tarantini, chi ha chiuso uno o due occhi ... DEVE PAGARE sia a livello penale, sia economicamente, sia socialmente, sia politicamente.