Quello a cui stiamo assistendo da anni, in modo particolare nel corso degli ultimi mesi, è un attacco generale insostenibile alle fasce popolari: ripresa delle esecuzioni degli sfratti e dei pignoramenti, costo della casa con incidenza altissima sui salari, redditi, mancanza di ammortizzatori sociali (quei pochi che ci sono sono regali alle aziende), salari troppo bassi, e notizia dell'ultimo minuto rincaro ulteriore dei costi delle utenze!
Il dramma abitativo e tutte le difficoltà legate ad esso rappresentavano una grave emergenza già prima della crisi pandemica: misure inesistenti o inefficienti per affrontarla in maniera strutturale, nonostante l'acutizzazione del problema nel corso degli ultimi due anni. Nulla è stato messo in campo da parte del governo, delle regioni e dei comuni, ma al contrario si propongono le solite misure di favoreggiamento degli interessi dei proprietari privati e la cancellazione di fatto di un reale intervento pubblico a favore dei cittadini evitando azioni strutturali e durature.
Le istituzioni non hanno fatto altro che mettere sul piatto contributi affitti paventati ma nella maggior parte dei casi non erogati, uno sblocco degli sfratti già avvenuto e ulteriori accelerazioni delle esecuzioni di questi e dei procedimenti di pignoramento. Continuano a mancare i necessari provvedimenti a favore dell'edilizia residenziale pubblica o misure di controllo dell'andamento dei canoni di locazione sul mercato privato, diventato già per moltissimi inaccessibile.
Come se questo non bastasse, a inizio estate abbiamo assistito all'aumento del costo di luce e gas del 20%, una misura avvenuta in gran silenzio, e ora Roberto Cingolani (ministro della Transizione ecologica) annuncia un ulteriore rincaro delle bollette della corrente elettrica al pari del 40%, cui seguirà inevitabilmente un fortissimo aumento della spesa annua per le famiglie - secondo le prime stime le cifre si aggirano attorno ai 300 – 500euro.
A fronte di tutto questo rilanciamo l'urgenza della nazionalizzazione delle aziende produttrici e distributrici di energia come bene primario e garante dell'accessibilità a tutti cittadini. La cosiddetta transizione ecologica millantata dal governo si rivela ancora una volta l'ennesima operazione di greenwashing che scarica i costi della conversione produttiva sulle spalle dei lavoratori, precari e disoccupati per garantire ingenti profitti ai grandi capitali e alle grandi compagnie.
Quello che avevamo immaginato sarebbe stato un governo fortemente antipopolare si sta trasformando violentemente in un governo lacrime e sangue con costanti attacchi alla classe lavoratrice. Va rimesso al centro il diritto alla casa, al salario diretto e indiretto come uno dei diritti fondamentali, opponendosi al carovita e alle ruberie della classe padronale. E' necessario organizzarsi per opporci collettivamente a ciò che sta accadendo nei territori e una prima occasione di carattere nazionale sarà lo sciopero generale del 11 ottobre.
ASIA-USB