Bemberg, De Agostini, Ahlstrom ABC farmaceutici, Bossi, Filatura di Grignasco, Imit. Infil, Liontex, CVM, CAMS, Silvera, Visentin, Manifattura Pertusi, Nuova Sima, Ottone & Meloda, Radici Chimica, Rubinetterie Cisal, Finlane, Memc, Zacchetti, Ego, Gmv, Meritor, Cartiera di Crevacore, sono solo alcuni esempi dell’emergenza occupazionale che sta minacciando il nostro territorio.
L’attacco del capitale contro il lavoro, approfittando sia della crisi economico finanziaria, che del contesto politico-istituzionale ideale, ha accelerato notevolmente ritmo e intensità.
Le imprese, nel periodo di vacche grasse hanno accumulato utili e plusvalenze da capogiro, oggi invece dichiarano la necessità di ridurre i costi di gestione delocalizzando, licenziando, senza esitare nel ricorso ai davvero insufficienti ammortizzatori sociali.
Certamente non è facile per noi lavoratori del ricco e opulento occidente sintonizzarsi su questa inconfutabile realtà di crisi: per troppo tempo ci siamo illusi di poter vivere nel benessere, vivendo in un paese “sviluppato”. Per troppo tempo abbiamo pensato che la miseria che si diffonde nel sud del mondo era dovuta alla distanza di quei popoli dalla “vera civiltà” (la nostra).
Per troppo tempo ci hanno ingannato facendoci credere che gli interessi dei lavoratori fossero coincidenti con quelli delle imprese, facendoci difendere a suon di sacrifici e rinunce, la competitività delle aziende italiane, precarizzando il lavoro, contraendo il potere d’acquisto dei salari e smantellando progressivamente i diritti conquistati dalle lotte dei nostri padri.
Ma le bugie hanno le gambe corte, e prima o poi, la realtà torna ad apparirci nuda e cruda così com’è ed è sempre stata: da una parte i padroni con i loro interessi e le loro speculazioni, dall’altra i lavoratori e le masse povere del mondo con la loro sofferenza e le loro speranze. Speranze in un futuro diverso che noi ostinatamente continuiamo a ritenere possibile, senza più cercare facili e perdenti scorciatoie, senza delegare la nostra fiducia e il nostro ottimismo a nessun politicante, a nessun’istituzione, a nessun burocrate, a nessuna Chiesa: tutti “strumenti” risultati inefficaci per la salvaguardia dei nostri interessi; iniziando invece a sintonizzarci nell’ottica di chi intende prendere nelle proprie mani le sorti del proprio destino, contando unicamente sulla nostra capacità di autorganizzazione compatta, per respingere il trattamento da fazzolettino “usa e getta”, che i padroni vorrebbero riservarci ora che ai LORO PROFITTI non serviamo più, ora che per loro non siamo niente altro che “ESUBERI” da tagliare. Nulla interessa a lorsignori del futuro nostro e delle nostre famiglie.
Aderente
alla FSM