“Il Protocollo del 1993 sulla politica dei redditi e sugli assetti contrattuali ha permesso di conseguire i risultati che si era prefisso, ed in particolar modo il mantenimento del potere d’acquisto delle retribuzioni, il contenimento dell’inflazione e lo sviluppo dell’occupazione”.
Con queste premesse CISL e UIL hanno affrontato il tavolo per cambiare le regole dei contratti di lavoro. La questione salariale non esiste. L’inflazione non c’è più. La precarietà è un’invenzione. Cosa è veramente sparita è la vergogna e la logica conseguenza si chiama “nuovo modello contrattuale”:
· tre anni invece di due per il rinnovo dell’economico – perso secco un anno di contratto e maggior difficoltà nei rinnovi (50% di risorse necessarie in più);
· nuovo meccanismo di indicizzazione dei salari – nessuna tutela dall’inflazione, stipendi sempre più bassi;
· deroga in peggio dei contratti nazionali – non esistono più minimi economici e giuridici uguali per tutti e tutelabili;
· nuove regole per la vacanza contrattuale, la tregua sindacale e lo sciopero – sindacati addomesticati;
· riduzione dei contratti nazionali – eliminazione delle organizzazioni sindacali più attive, ma di minor estensione territoriale.
Con l’Accordo CISL e UIL, da tempo mestamente avviate, hanno intrapreso il loro ultimo viaggio come rappresentanze dei lavoratori. Gli interessi del Governo, le rinunce ed i sacrifici che ci verranno chiesti sono fin troppo evidenti, ma quali risultati per i lavoratori pensa di aver raggiunto chi ha firmato in nostro nome questo Accordo?
CGIL non ha firmato, atto dovuto alla propria storia. I malpensanti dicono che con un governo di diverso colore CGIL non avrebbe fatto mancare la propria rituale adesione e c’è da crederci. Quest’accordo è figlio delle proposte avanzate unitariamente dai confederali, è figlio del Memorandum ed anche delle intese che già prevedevano il passaggio alla triennalizzazione dei contratti.
Tutto avvenuto nel 2007:
- con Prodi RIFORMA DEL MODELLO CONTRATTUALE
- del famigerato MEMORANDUM
- successivo PROTOCOLLO D’INTESA SUI CONTRATTI PUBBLICI
Allora diciamo che c’è poco da sperare che l’elefante più grosso abbia un rigurgito d’orgoglio, perché all’opposizione politica difficilmente corrisponderà un ruolo più conflittuale nelle sedi decentrate, ove l’interesse alle posizioni acquisite non sarà barattato con un’azione più decisa. Diciamo che dobbiamo riprenderci la gestione dei nostri interessi, per troppo tempo nelle mani sbagliate.