Sempre più spesso “l’eccellenza” della sanità lombarda si regge solo sullo sfruttamento del personale, ovunque carente, e con operatrici ed operatori sempre più anziani. I servizi sanitari, a tutela della salute dei cittadini, vengono resi con una frequenza preoccupante solo grazie all’impegno di volonterosi e responsabili operatori, costretti letteralmente a sudare sangue.
E, a proposito di sangue, è emblematico il caso del Centro Trasfusionale del Policlinico di Milano, il più importante della città e punto di riferimento per molti altri ospedali cittadini e dell’hinterland oltreché di migliaia di donatori volontari.
Da più di un anno, le operatrici e gli operatori lamentano un sovraccarico di lavoro insostenibile: ad un calo di circa sette unità di personale è corrisposto un aumento delle attività ordinarie. Il risultato è che la programmazione del servizio viene fatta utilizzando mensilmente centinaia di ore di lavoro straordinario, reso “ordinario” dal fatto di essere inserito già preventivamente, nella stesura della turnazione. Una pratica illegale che oltre a rappresentare un serio rischio per la salute delle lavoratrici e dei lavoratori, è un altissimo elemento di rischio per gli utenti del servizio. Quella dei centri trasfusionali è una delle attività più delicate nell’ambito sanitario, necessitando di un’attenzione spasmodica in fase di controllo e, cosa che quasi nessuno immagina, e essendo richiesto anche uno grosso sforzo fisico, in queste che sono delle vere e proprie “fabbriche del sangue”. Si tratta di una beffa resa ancora più dolorosa dal fatto che, ricorrendo in modo massiccio e indiscriminato al lavoro straordinario (finanziato con un apposito fondo contrattuale), l’azienda risparmia centinaia di migliaia di euro alla voce “costi del personale”, in ossequio a questa sanità malata di finanziarizzazione.
Una gestione, quindi, altamente pericolosa e lasciata degenerare incomprensibilmente da funzionari e dirigenti che ogni tanto andrebbero richiamati sulle responsabilità che si assume chi governa un ospedale; così come un richiamo andrebbe fatto sui criteri con i quali si dovrebbe misurare il proprio operato in relazione alla capacità di garantire la salute, invece che alle compatibilità economiche, autentico elemento di deriva della nostra sanità, pubblica e privata.
L’Unione Sindacale di Base, informata dagli operatori si è immediatamente mossa nei confronti dei vertici dell’ospedale, chiedendo l’assunzione urgente di almeno sei operatori e che vengano immediatamente cessate le attività e l’attuale organizzazione, palesemente illegittime. Opportune segnalazioni sono anche state fatte alla ATS e all’Ispettorato del Lavoro.
Nell’attesa di un riscontro da parte aziendale, l’Unione Sindacale di Base, valuta quali azioni, sul piano sindacale, politico e legale, mettere in atto nelle prossime ore.