Le “nuove regole” anti-reintegra potrebbero coinvolgere anche
i lavoratori già assunti a tempo indeterminato che a seguito di cambi di appalto cambiano azienda
L’unione Sindacale di Base chiama i lavoratori degli appalti a mobilitarsi contro lo scempio del jobs act di Renzi, commissionato dall’unione europea e da confindustria con l’avallo di cgil, cisl e uil che di fatto cancella l’articolo 18 e lo Statuto dei Lavoratori conquistato con anni di lotte, e che, dopo l’infame legge Fornero che ci vedrà costretti ad andare in pensione a 70 anni, peggiora anche l’erogazione degli ammortizzatori sociali, e permette alle aziende di licenziare, demansionare, controllare i lavoratori a distanza, elimina diritti, tutele e dignità. Questa legge è solo un ennesimo passo indietro nella storia della conquista dei diritti dei lavoratori, li mette sotto continuo ricatto occupazionale e va contrastata nei luoghi di lavoro, nei territori, nelle piazze, perché ha riportato il diritto del lavoro ai tempi di Kunta Kinte.
• CONTRATTI E REINTEGRO IN CASO DI LICENZIAMENTO
Il reintegro sarà previsto solo per i licenziamenti discriminatori per motivi religiosi, politici o di orientamento sessuale, è una ulteriore presa in giro per i lavoratori perché nessuno in Italia licenzia per questi motivi. In tutti gli altri casi, anche in quelli per motivi disciplinari è previsto solo un indennizzo economico che diventa la regola generale in caso di licenziamento e che cresce con l’anzianità di servizio e può arrivare ad un massimo di 24 mensilità anche per chi lavora in azienda da più di 12 anni, (riguarda anche i licenziamenti economici perfino di fronte alla manifesta insussistenza del fatto).
Il reintegro si riduce di parecchio per i cosiddetti licenziamenti disciplinari, cioè quelli adottati sulla base del comportamento del dipendente perché sarà comunque a carico del lavoratore l’onere della prova. Inoltre, il giudice non potrà entrare nel merito della sproporzione della sanzione del licenziamento rispetto al fatto contestato anche se dovesse considerare la punizione esagerata.
• LICENZIAMENTI COLLETIVI
Il risarcimento previsto in caso di non rispetto delle procedure di licenziamenti collettivi passa da un massimo di 24 mesi ad un minimo di 4, (prima era 24 e 18). Il reintegro in caso di violazione dei criteri di scelta (per es. la precedenza al licenziamento a chi non ha figli o familiari a carico), con il jobs act sparisce del tutto.
• NUOVA NASPI
La nuova assicurazione sociale per l’impiego (ex disoccupazione), sarà erogata solo per i primi tre mesi successivi alla fine del rapporto di lavoro poi scenderà del 3% ogni trenta giorni.
Con queste gravissime e pesanti nuove “regole” del jobs act
sono fortemente a rischio soprattutto i lavoratori che operano negli appalti di servizi .
Infatti forte è il timore che, anche per la poca chiarezza della legge su questo punto oltre che per il prevedibile abuso che ne verrà fatto dalle aziende del settore, le previsioni che restringono le tutele dell’art. 18 per i neo assunti possano riguardare anche quei lavoratori già assunti a tempo indeterminato che vengano riassunti da una nuova azienda, essendo soggetti a cambi appalto(vedi settori pulizie, igiene ambientale, trasporti). Il contratto infatti potrebbe essere considerato “nuovo” nel passaggio di azienda e cioè con il solo indennizzo come regola, e non il reintegro a fronte di licenziamento ingiustificato o illegittimo, di fatto peggiorando di molto la già precaria e difficile situazione di chi lavora, anche in servizi pubblici, soggetto a continui passaggi di aziende e tagli di diritti e salari a ogni rinnovo del servizio.
contro i LADRI DI DIRITTI e di DIGNITA’ chiediamo vere tutele e vera occupazione!
Le RSA/USB Lavoro Privato