(02/21) I giorni scorsi sono stati quelli in cui ciascuno di noi ha fatto il bilancio dell’anno appena passato e si è promesso qualcosa per il futuro, affidando magari al nuovo anno appena iniziato speranze, sogni, soluzioni ai tanti problemi. Tutti avremo sicuramente pensato alla pandemia e al momento in cui potremo tornare a frequentarci senza problemi, ad abbracciarci senza che questo possa rappresentare un pericolo per la salute reciproca e per la collettività. Insomma, sono stati i giorni dei buoni propositi, una ritualità nel passaggio da un anno all’altro alla quale molti di noi non si sottraggono.
Se tutto questo può essere comprensibile, anche se non pienamente condivisibile, per quanto attiene alla sfera personale, sul piano politico sindacale, invece, l’avvio del nuovo anno non può coincidere con l’elenco dei desiderata e dei buoni propositi da affidare ad un calendario che si spera sia favorevole per dare soluzione a quanto non si è riusciti finora ad ottenere.
Per noi della USB il 1° gennaio è solo il giorno successivo al 31 dicembre e l’impegno che abbiamo messo nel lavoro sindacale in passato continueremo a metterlo in ogni giorno del nuovo anno, con la coerenza, la trasparenza, il coraggio che ci hanno sempre contraddistinto. Non ci mettiamo a fare l’elenco dei problemi a cui dare ancora soluzione, anche perché sicuramente ne salteremmo qualcuno e saremmo rimproverati da chi guarda solo al proprio problema personale ed è pronto ad accusarci di trascurarne la soluzione se non lo trova citato in ogni volantino della USB.
Ma sì, in fondo anche noi qualche desiderio ce lo abbiamo da affidare al futuro: ci piacerebbe che si tornasse a guardare al noi, all’interesse collettivo, che si solidarizzasse l’uno con l’altra riscoprendo la forza e il valore dei lavoratori intesi come classe. Tuttavia è un desiderio che per essere realizzato ha bisogno dell’impegno di tutte e tutti. Questo è l’augurio che vogliamo formularvi per il 2021: recuperare la consapevolezza di essere classe lavoratrice. Noi continueremo ad andare in quella direzione, ostinata e contraria come scriverebbe De André, respingendo le sirene del populismo da una parte e dell’egoismo dall’altra. E lo faremo con chi ci vorrà stare.