C’è la Crisi e lo spread sale. Bisogna fare cassa per pagare i maggiori interessi sul debito pubblico. Fare cassa con il pubblico impiego è la cosa più facile, redditi e trattenute alla fonte, si possono mettere più tasse e tagliare gli stipendi con la certezza di incassare immediatamente i benefici della politica di austerità.
Però i dipendenti pubblici sono tanti, se non gli si paga la tredicesima si incaxxano. Ma poi quant’è una tredicesima? 800/900 euro. Troppo poco, non vale la pena fare tanto rumore per questa miseria. Meglio bloccare i contratti: in media ogni biennio sono 100 euro lordi al mese moltiplicati per 13 mensilità. L’ultimo anno coperto dal rinnovo è il 2009, se si tengono bloccati fino al 2017 sono 400 euro lordi al mese, quasi 6000 euro all’anno e pure meno contributi, quindi meno pensione. Che bottino!
E si può pure andare in conferenza stampa a dire che l’Italia no, non ha fatto come altri paesi colpiti dalla crisi, non ha tagliato gli stipendi e nemmeno bloccato la tredicesima.
Poco male se nel giro di poco tempo il bluff verrà scoperto e i dipendenti pubblici si troveranno sulla soglia della povertà. Poco male che colpendo il reddito di milioni di persone si avrà un effetto sui consumi disastroso, che rischia di mettere in ginocchio interi settori produttivi già in difficoltà, con le prevedibili conseguenze in termini di posti di lavoro persi, maggiori spese per gli ammortizzatori sociali, minori entrate fiscali. E’ un rischio calcolato.
Chi meglio dei tecnici autorevoli, che hanno ridato credibilità internazionale al nostro Paese, è in grado di assicurare l’opinione pubblica che i calcoli sono stati fatti bene?
Ci faranno toccare il fondo, si, ma poi ci consegneranno un Italia diversa, senza il costoso welfare state a cui eravamo abituati e con una pubblica amministrazione ridotta all’osso. Si deve approfittare del momento, ora c’è l’occasione di riuscirci senza innescare un enorme conflitto sociale. C’è la Crisi a fare da capro espiatorio, e un governo tecnico che non ha bisogno di voti.
Sono tecnici autorevoli che hanno ridato credibilità internazionale al nostro Paese. Rappresentanti dei poteri forti, talmente forti che qualsiasi voce di dissenso, perfino di perplessità, è coperta da un coro mediatico che ti ricorda che loro sono tecnici autorevoli, che hanno ridato credibilità internazionale al nostro Paese, e senza i loro conti tu fallivi.
Se sei un dipendente pubblico e non arrivi a fine mese, sei comunque un privilegiato, credici.
Se non riesci a capire perché solo i guadagni delle banche devono essere garantiti il problema sei tu che non capisci. Aiutare le banche significa aiutare le famiglie a prendere un mutuo, ad ottenere un finanziamento per far fronte ad una spesa imprevista, ad ottenere credito che le faccia rifiatare in un momento di difficoltà. E poi, uno Stato che non onora i debiti perde ogni credibilità. Ridurre alla fame te è il male minore, credici.
Se pensi che in difficoltà le famiglie ci sono andate proprio a causa di una politica economica che ha ampliato gli effetti della crisi, con tagli alle pensioni, agli stipendi, ai posti di lavoro, il problema sei tu che con la tua mentalità assistenzialista hai contribuito a creare nella gente la convinzione di avere dei diritti.
Il coro mediatico sembra seguire una triste regola di persuasione: ripeti cento, mille, un milione di volte una bugia ed essa diventerà una verità.
C’è un solo modo per rompere questo meccanismo. Far sentire cento, mille volte la tua voce fuori dal coro, rivendicare diritti, reddito, dignità.