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Pubblico impiego

P.I. e SPENDING REVIEW. IL DOTTOR STRANAMORE E I SUOI QUATTRO ASSISTENTI. USB RILANCIA IL CONFLITTO NEL PUBBLICO IMPIEGO

Nazionale,

In allegato il volantino

L’incontro di ieri mattina fra il ministro Patroni Griffi e le organizzazioni sindacali del pubblico impiego non ha aggiunto molto a quanto già sappiamo: con la spending review si è aperta una stagione di tagli permanenti e progressivi alla Pubblica Amministrazione, con l’obiettivo di ridurre drasticamente e definitivamente la presenza dello Stato e il suo ruolo di erogatore di servizi pubblici.

Tale obiettivo è stato enunciato dallo stesso Ministro che ha ribadito la necessità di cominciare a tagliare partendo dal costo del lavoro.

 

La delegazione di parte pubblica si è presentata ancora una volta decimata per l’assenza dei rappresentanti degli organi territoriali dello Stato - Regioni, Province e Comuni - colpiti dal taglio di 19 miliardi di euro in tre anni e perciò in aperto dissenso con il governo.

È ancora più chiaro, dopo l’incontro di ieri, che il maggior costo della spending review sarà pagato dagli enti territoriali, come ha spiegato lo stesso ministro, e si tradurrà nella perdita di servizi per i cittadini e nell’aumento certo delle tasse locali, mentre per i lavoratori delle amministrazioni territoriali si aprirà la strada alla mobilità forzata e al licenziamento.

Stessa sorte potrà toccare alle lavoratrici e ai lavoratori delle amministrazioni centrali (Ministeri, Enti pubblici non economici, Agenzie fiscali), che stanno sperimentando sulla loro pelle gli effetti di riorganizzazioni, chiusure selvagge di uffici, accorpamenti di amministrazioni e dovranno abituarsi a una condizione di permanente insicurezza.

 

Non è per caso che il ministro non abbia voluto fornire le cifre degli esuberi sia per le amministrazioni centrali sia per gli enti territoriali, lasciando per ora parlare la relazione tecnica sulla spending review nella quale si prevedono al momento 24.000 esuberi.

Si cerca di ritardare l’ufficializzazione dei numeri per evitare l’acuirsi del conflitto sociale, facendo da sponda a Cgil-Cisl-Uil-Ugl che faticano a gestire il crescente malcontento dei lavoratori pubblici fuori dei palazzi istituzionali.

La pubblica amministrazione, dunque, continua ad essere terreno privilegiato di razzia per i governi di ogni colore, compreso quelli cosiddetti “tecnici”, nel disperato tentativo di ripianare un debito pubblico che la speculazione finanziaria continua ad alimentare. Siamo alla vigilia di una nuova stagione di dismissioni del patrimonio pubblico che impoverirà ulteriormente le riserve dello Stato.

Ai 19 miliardi di tagli per gli enti locali si sommano già gli oltre 5 miliardi per le amministrazioni centrali e i 7 miliardi in meno per la sanità pubblica, alla quale si impone anche un taglio di almeno il 50% dei posti letto.

La spending review diventa uno strumento permanente di riduzione di retribuzioni, diritti, servizi.

 

Davanti alla gravità di questa situazione, la Cisl prende ancora tempo in attesa di conoscere l’entità degli esuberi, mentre Cgil e Uil annunciano il loro sciopero di fine settembre per reclamare l’applicazione del protocollo sul pubblico impiego del 3 maggio, che ha aperto la stagione della spending review e reso possibile una severa applicazione di criteri selettivi per l’erogazione del salario accessorio in questa dura stagione di blocco di contratti e retribuzioni.

Il dottor Stranamore (il ministro Patroni Griffi) tenta di rassicurare i suoi quattro assistenti (Cgil-Cisl-Uil-Ugl) sull’intenzione del governo di aprire un “esame congiunto” di quello che appare sempre di più come il cadavere della pubblica amministrazione.

E questo, alla fine, è sufficiente per i sindacati complici, alla disperata ricerca del mantenimento di un ruolo, seppur secondario e insignificante.