Giovedì 12 settembre si è svolto l'ennesimo incontro sull’integrativo di secondo livello tra la dirigenza Piaggio e i sindacati confederali nella sede dell'Unione Industriali di Pisa.
Non staremo a ribadire il nostro giudizio su questa “trattativa” e su come ormai la Piaggio abbia acquisito una posizione di forza nei confronti delle organizzazioni sindacali che attraversano, ormai da anni, una fase di estrema debolezza.
Entriamo nel merito dell’incontro. La prima parte che riguarda le relazioni sindacali e cioè tutte la varie commissioni congiunte è finalmente definita. Questo tema occupava gran parte della piattaforma rivendicativa a dimostrazione di quanto sia più importante, per certe organizzazioni, consolidare il proprio “potere” e il proprio ruolo di interlocutore piuttosto che affrontare le vere questioni importanti come il salario e i diritti.
Ed è proprio su questi ultimi punti che l'accordo sembra ancora bel lontano da essere raggiunto.
I confederali hanno chiesto alla dirigenza di portare gli anticipi mensili per il 2020 a 140
euro, per il 2021 a 160 euro e per il 2022 a 180 euro. Inoltre è stata chiesta una “sanatoria” a copertura del periodo di vacanza di 600 euro.
La Piaggio ha giudicato questa richiesta irragionevole. Inoltre è tornata a chiedere, come indicatore di calcolo sul premio di risultato, oltre a redditività, produttività e qualità anche l’assenteismo sia individuale che collettivo. Una richiesta per noi irricevibile a fronte anche del modello organizzativo che la Piaggio ha deciso di applicare nello stabilimento.
Per quanto riguarda l’aspetto occupazionale crediamo che si sia raggiunto il livello più basso mai toccato in una trattativa portata avanti da sindacati confederali.
Sia durante le ultime assemblee ma ancora prima a seguito della firma sulla mobilità volontaria e addirittura in campagna elettorale per il rinnovo RSU i vari delegati e segretari avevano dichiarato di aver già risolto il problema dei part-time verticali ancora rimasti fuori dalle trasformazioni. Dicevano che la Piaggio avrebbe stabilizzato a full-time tutti i lavoratori entrati nel 2010 e nel 2012. Oggi invece veniamo a conoscenza che oltre ai PTV del 2010 non ci saranno altre trasformazioni.
Gli aventi diritto usciranno il 27 settembre con una lettera in cui verrà scritto che firmeranno il full-time solo nel 2020 al loro rientro perdendo così mesi di stipendio e di contributi.
L'ennesimo passo indietro di una dirigenza sindacale ormai succube della Piaggio e non più in grado di difendere minimamente i diritti di noi lavoratori e lavoratrici.
Giovedì mattina fuori dalla Confindustria incatenati ai cancelli c’erano i precari storici che proseguono la loro battaglia con grande determinazione per ottenere finalmente ciò che gli spetta: un posto di lavoro stabile dopo anni di sacrifici.
La stesso obiettivo che i PTV rimasti fuori dovranno raggiungere anche loro dopo aver lavorato anni in catena portando a casa lo stipendio solo per sette mesi l'anno.
In questa “trattativa” la Piaggio ha raggiunto l'apice della sua arroganza. Un azienda che grazie allo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici e grazie ai costanti e copiosi contributi statali fa utili e macina profitti ma non si assume alcuna responsabilità sociale di fronte a lavoratori e al territorio.
Unione Sindacale Di Base - Federazioni Pisa e Livorno