Le assemblee e i pronunciamenti dei lavoratori non lasciano dubbi, l’ipotesi d’accordo sottoscritta il 14 ottobre 2011 relativa alla “sperimentazione” del nuovo orario di apertura al pubblico negli uffici territoriali delle grandi aree metropolitane e la conseguente proposta d’accordo presentata dai Direttori Provinciali di Torino, va respinta in modo fermo e deciso.
La discussione nelle assemblee ha sottolineato che, lungi da essere una risposta efficace per la soluzione ai problemi dei front-office degli uffici Territoriali (oberati di richieste e cronicamente con carenza di personale) la proposta di allungamento degli orari di apertura degli sportelli , dalle attuali 24 ore settimanali a 35 ore , si rivela essere unicamente un ulteriore attacco ai lavoratori con lo scopo di ridurre istituti contrattuali faticosamente conquistati (flessibilità, riduzione durata pausa pranzo…) ed aumentando ulteriormente i carichi di lavoro degli uffici territoriali già oggi in carenza di personale.
Di fronte alla carenza di personale denunciata ormai da tempo , evidenziatasi ulteriormente con la riorganizzazione dell’Agenzia, i lavoratori si sarebbero aspettati interventi organici dell’Amministrazione (assunzioni, miglior organizzazione e programmazione dei carichi di lavoro ) e non invece la richiesta di fare ulteriori sacrifici oltre a quelli che già sono stati imposti in questi anni (blocco dei contratti, riduzioni del salario accessorio, limitazione unilaterale imposta sul part-time).
Tali proposte risultano quindi oggi inaccettabili.
Non ci può essere nessuna disponibilità a sottoscrivere accordi che di fatto sono delle beffe per i lavoratori .
I lavoratori rivendicano invece la possibilità di un vero confronto su un organizzazione complessiva degli uffici che tenga conto degli ormai insostenibili carichi di lavoro, per una sostenibilità psico-fisica dell’attività di sportello (non più di quattro ore giornaliere), un organizzazione del servizio di sportello che tenga conto del diritto alle pause previste per legge, per il diritto-dovere a potersi informare e formarsi;
rivendicano il diritto a poter lavorare con dignità, senza la negazione o il baratto dei diritti, nell’interesse di un servizio che possa continuare ad essere di “qualità”, anche perché sono loro quelli che, in prima fila, rappresentano l’interfaccia dell’Amministrazione.
Richiedono, e noi siamo fortemente in sintonia, nessun ulteriore accordo a perdere e comunque il rispetto di un minimo di verifica democratica con la possibilità di sottoporre a referendum l’eventuale ipotesi di accordo che potrebbe scaturire dalle trattative.
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